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Ebensee

Campo Nazista

Luogo: Austria

Tipologia: sottocampo di Mauthausen

Apertura: 18 novembre 1943

Liberazione: 6 maggio 1945

Numero morti: 8.000 persone

Visitabile:

STORIA

I primi prigionieri del campo i arrivarono il 18 novembre 1943. Si trattava di circa 500 persone che vennero impiegate sin dal primo momento nella costruzione degli edifici di base del lager. Con ritmi di lavoro che arrivavano a una media di 12 ore giornaliere.

 

I primi 15 alloggi vennero ultimati a gennaio dell’anno successivo. Ogni baracca poteva contenere fino a 500 prigionieri ed era munita di schiere di letti a castello su tre piani.

 

Venne inizialmente pensato per la costruzione di gallerie sotterranee in grado di sostenere la produzione di missili intercontinentali A9/A10.

 

Successivamente, il piano venne sostituito e i tunnel furono adibiti alla produzione di carburante e parti di motore per carrarmati e autocarri.

 

Durate l’estate del 1944, i prigionieri si aggiravano intorno ad un totale di 6000 persone; tuttavia, la richiesta di manodopera era sempre maggiore. Le deportazioni aumentarono esponenzialmente fino a riempire ognuna delle 32 baracche presenti (oltre 1000 prigionieri all’interno di un’unica baracca).

L’apice venne raggiunto nell’aprile del 1945, quando le presenze all’interno del campo superarono le 180000.

 

Durante il primo periodo dopo l’apertura, coloro che morivano al suo interno venivano trasportati ai forni crematori di Mauthausen. Tuttavia l’altissima mortalità, dovuta alle condizioni disumane a cui erano costretti gli internati, resero indispensabile la costruzione di un forno crematorio anche ad Ebensee. I prigionieri erano costretti a lavorare al gelo con indosso un vestiario inadatto e spesso senza neanche gli zoccoli ai piedi.

 

In più, oltre le continue violenze da parte delle guardie, l’alimentazione non era in grado di fornire abbastanza forze per sostenere i ritmi di lavoro disumani a cui erano sottoposti i prigionieri.

 

Nei primi giorni di maggio 1945, il comandante del campo, Anton Ganz, diede l’ordine di portare tutti gli internati all’interno delle gallerie sotterranee del campo con la scusa di volerli “proteggere” dai bombardamenti degli Alleati.

In realtà, il vero piano prevedeva di far esplodere con la dinamite gli accessi alle gallerie. Eppure, i prigionieri capitanati dal Comitato clandestino di Resistenza si rifiutarono e,di conseguenza, le SS furono costrette a lasciare il campo e bruciare tutti i documenti di quest’ultimo.

 

La giurisdizione venne lasciata ad alcuni militari che sorvegliarono i prigionieri fino a quando, il maggio 1945, le truppe statunitensi librarono il campo.

 

A causa delle pessime condizioni in cui si trovavano i prigionieri, in molti casi le assistenze mediche non portarono a nulla: circa 750 coloro che persero la vita nei giorni successivi alla liberazione.

 

Qualche anno dopo la fine della guerra, nell’anno 1949, cominciarono le costruzioni di una serie di villette private dove prima sorgeva il campo nazista.

In Memoria degli avvenimenti all’interno del campo rimangono solo l’arco d’entrata ed il cimitero commemorativo.

 

A Prato, città gemellata con Ebensee, da dove furono deportate più di 100 persone che finirono nel lager, esiste il Museo della deportazione che documenta le vicende storiche legate al fenomeno delle deportazioni nella Germania nazista.

DEPORTATI ITALIANI

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Non ci sono evidenze documentate di deportati italiani in questo campo.

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