

Fort Breendonk
Campo Nazista
Luogo: Belgio
Tipologia: lavoro, transito
Apertura: 20 settembre 1940
Liberazione: settembre 1944
Numero morti: 391 persone
Visitabile: sì
STORIA
Fort Breendonk nasce come fortificazione nel 1906 e racchiude la città di Anversa. Nella Prima guerra mondiale era parte di una catena di fortezze utilizzate come linea di difesa dal Belgio contro la Germania. Essendo attrezzata a sopportare i bombardamenti la fortezza è stata usata durante la Seconda guerra mondiale dai nazisti come campo di concentramento. All’inizio doveva ospitare i criminali comuni, antisociali, persone avverse al nazismo o a cui venivano inflitti i provvedimenti delle leggi razziali. Poi sono stati aggiunti i prigionieri politici e gli ostaggi. Una sezione del forte è stata destinata a campo di transito per gli ebrei destinati ad Auschwitz. I soldati e le SS hanno sottoposto ad esecuzione sommaria 185 prigionieri, molti sono stati avviati verso altri campi. Il luogo conserva una stanza delle torture in cui sono morte centinaia di persone. Le baracche erano fatte di mattoni, senza finestre e con ventilazione minima, ogni baracca aveva una stufetta, originariamente dovevano contenere al massimo 38 detenuti ciascuna per poi arrivare a più di 50, il sovraffollamento favoriva i conflitti tra i prigionieri e la non cooperazione tra di loro.
I prigionieri confinati a Fort Breendonk sono stati poco più di 4000, molti venivano dalla resistenza belga. Nel settembre del ’41 è avvenuto il primo trasferimento di comunisti belgi a Neuengamme. Gli ebrei sono stati separati dal resto dei prigionieri fino al 1942 per essere deportati al campo di transito di Mechelen o direttamente ad Auschwitz e potevano servirsi di un unico raccoglitore interno come toilette comune. I trasferimenti dal forte sono stati almeno quindici e nessuno dei deportati sopravviveva al viaggio.
All’arrivo gli internati erano portati nel cortile e venivano contati per ore, durante l’appello non potevano muoversi e ogni minimo movimento era punito con percosse o colpi di armi da fuoco. Il comandante era molto temuto perché, sotto incitamento della moglie, era solito sguinzagliare i cani contro gli internati, i prigionieri erano spesso picchiati e umiliati, un metodo di umiliazione era la latrina che consisteva in una vasca circolare in cui gli internati, contemporaneamente, potevano espletare i bisogni due volte al giorno per un brevissimo lasso di tempo.
I prigionieri erano forzati a lavorare e dovevano rimuovere le mattonelle del tetto che venivano utilizzate per costruire un muro attorno alla fortezza per celarla alla vista. I turni erano di 12 ore e non si esauriva mai. Gli ordini erano impartiti solo in tedesco per costringere i deportati ad imparare il linguaggio base ed evitare punizioni per non aver seguito gli ordini. Dovevano salutare, marciare e restare sull’attenti ogni volta che incrociavano una SS. Il cibo era razionato sulla base del tipo di prigioniero: agli ebrei era riservata la razione minore. Erano serviti tre pasti al giorno: la colazione con due tazze di surrogato del caffè e 125g di pane, il pranzo con tazza di “zuppa” (acqua calda) e la cena che consisteva in altre due tazze di caffè e 100g di pane.
Le esecuzioni erano fatte nel campo o nelle sue vicinanze ed erano tutte pubbliche costringendo i compagni a vedere le scene di morte come lezione di comportamento. È stato calcolato che il 10% dei prigionieri è riuscito a vivere oltre la fine del conflitto.
La liberazione del campo è datata al settembre del 1945.
Fort Breendonk è stato dichiarati monumento nazionale nel 1946 in riconoscimento della sofferenza e della crudeltà inflitta ai prigionieri. È uno dei campi meglio conservati ed è aperto alle visite tutto l’anno.
DEPORTATI ITALIANI
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Non ci sono evidenze documentate di deportati italiani in questo campo.