

Sajmište
Campo Nazista
Luogo: Serbia
Tipologia: transito, concentramento, sterminio
Apertura: dicembre 1942
Liberazione: luglio 1944
Numero morti: 23.000 persone
Visitabile: sì
STORIA
L’ex quartiere di Sajmište, costruito nel 1937 e situato nella città serba di Zemun vicino Belgrado, viene scelto come campo di concentramento. I suoi grandi padiglioni vengono trasformati in alloggiamenti con l’aggiunta di impalcature di legno. Le condizioni di vita sono terrificanti: oltre al cibo scarso, i prigionieri sono obbligati a strisciare sulle loro mani e ginocchia attraverso le impalcature per raggiungere i loro alloggi e gli edifici sono totalmente privi di riscaldamento. Nella primavera 1942, si decide di rilasciare i prigionieri rom che potessero provare la loro residenza in Serbia. Gli ebrei, invece, vengono trasferiti in Polonia per lo sterminio. All’inizio di marzo 1942, dalla Germania giunge un Gaswagen: uno di quei furgoni appositamente trasformati in camera a gas mobile. Per mantenere la calma, viene detto che questi furgoni servono per il trasferimento; in più, gli autisti del furgone distribuiscono caramelle ai bambini. Nelle settimane a venire, tutti gli ebrei vengono caricati a gruppi di 50 o 80 persone sul furgone: durante questi viaggi giornalieri, i passeggeri muoiono soffocati dalle esalazioni del motore convogliate al suo interno; in questo modo, vengono uccisi circa 6300 ebrei mentre, per fame o freddo, ne muoiono altri 1200. Entro maggio 1942, non esistono più ebrei all’interno di questo campo. Il 9 giugno 1942, il Gaswagen tona a Berlino e, a seguito di alcuni miglioramenti, viene mandato a Minsk in Bielorussia. Ad agosto 1942, viene comunicata la “risoluzione” della “questione ebraica” in Serbia.
Dopo di ciò, le autorità tedesche riempiono nuovamente il campo di Sajmište: vi sono politici serbi ed alcuni piccoli gruppi di ebrei dalla Croazia. Da questo momento, viene principalmente utilizzato come campo di transito per le deportazioni in Germania, ma le condizioni di vita sono così tragiche che più di 10000 persone perdono la vita, uccise o per fame e malattia. Nel 1943, i nazisti tentano di nascondere le tracce dei crimini commessi. Nel novembre 1943, un Sonderkommando arriva a Belgrado con il compito di riesumare i cadaveri e di cremarli: vengono incaricati un centinaio di prigionieri serbi ed ebrei (tutti successivamente uccisi ad eccezione di 3, che riescono nella fuga).
Il 17 aprile 1944, nel corso di un bombardamento su Belgrado, alcuni ordigni esplodono provocando gravi danni e la morte di un centinaio di prigionieri. Il campo viene progressivamente abbandonato e chiuso definitivamente nel luglio 1944.
Per 30 anni, lo sterminio degli ebrei viene completamente ignorato dalle autorità comuniste della Jugoslavia. Nel 1974 e nel 1984, le prime lapidi commemorative vengono erette sul luogo. Nel 1995, viene eretto un maestoso monumento a ricordo di tutte le vittime jugoslave di genocidio. Del campo vero e proprio restano poche tracce: una parte ora è un quartiere popolare residenziale, dove vivono attualmente diverse migliaia di persone. Alcuni dei padiglioni in cui una volta erano rinchiusi i prigionieri hanno ospitato concerti, spettacoli di intrattenimento, ristoranti, discoteche, negozi, mostre d'arte. Il dibattito sull’uso più proprio delle rimanenti strutture è ancora oggi vivo e aperto in Serbia.
DEPORTATI ITALIANI


Non ci sono evidenze documentate di deportati italiani in questo campo.