

Mauthausen
Campo Nazista
Luogo: Austria
Tipologia: lavoro, concentramento
Apertura: 8 agosto 1940
Liberazione: 3 - 6 maggio 1945
Numero morti: 90.000 persone
Visitabile: sì
STORIA
Si presenta come una fortezza in pietra situata sopra la cittadina di Mauthausen, in Austria. I primi prigionieri del campo arrivarono l’8 agosto del 1938, dopo l’annessione dell’Austria alla Germania. Erano tutti provenienti dal campo di Dachau e vennero subito impiegati nella costruzione di alcuni edifici all’interno del lager.
Venne costruito a causa delle cave di granito situate vicine, infatti inizialmente i prigionieri lavoravano per un’industria tedesca, la Deutsche Erd-und Steinwerke GmbH, la quale produceva edifici per celebrare la magnificenza tedesca.
Dalla sua apertura fino all’anno 1943 il campo conteneva principalmente oppositori politici, reali o presunti. Dal 1943 nacque la necessità di incrementare l’industria bellica tedesca, così vennero fondati numerosi campi-satellite nei dintorni di Mauthausen per poter contenere un maggior numero di prigionieri da poter sfruttare.
Alla fine del 1945 si contavano un totale di ben 84.000 detenuti.
La quasi totalità dei prigionieri proveniva dalla Polonia, tuttavia erano presenti anche altre minoranze per un totale di quasi 40 diverse nazionalità differenti nel campo tra uomini, donne e bambini.
Mauthausen e Gusen, uno dei suoi campi satellite, per un vasto periodo di tempo furono gli unici campi di categoria III, a cui erano destinati i cosiddetti “detenuti difficili da recuperare”. Ciò significa che le condizioni erano durissime e il tasso di mortalità molto più alto.
Particolarmente noto anche per un atroce strumento di massacro: la Scala della Morte. Consisteva in una scala composta da 186 gradini che portavano alla scala di granito sotto il campo. I prigionieri portavano sulla schiena pesanti blocchi di pietra lungo questa scalinata pericolante. Capitava che alcuni deportati si lasciassero cadere esausti e travolgessero tutti i sottostanti.
Le SS, inoltre, utilizzavano come metodo di esecuzione la parete di roccia tra la cava di granito e il campo: i condannati venivano buttati dal dirupo che venne denominato con crudeltà Muro dei Paracadutisti.
Tanti dei condannati a morte venivano anche fucilati o eliminati con iniezioni letali, piuttosto che per asfissia tramite le camere a gas presenti nel campo principale o nel castello di Hartheim. Nel campo di Gusen molti vennero rinchiusi in baracche dove veniva rilasciato un gas velenoso. Tuttavia la maggioranza morì a causa dei ritmi insostenibili e disumani del lavoro forzato, sempre accompagnato da maltrattamento, denutrizione e mancanza di vestiti adatti o cure mediche. Si parla di almeno 90.000 morti all’interno del campo, di cui molti durante gli ultimi mesi prima della liberazione.
Durante la primavera del 1945 vennero chiusi e smantellati i campi-satellite che si trovavano a est del campo principale. Per mezzo di vere Marce della Morte tutti i prigionieri vennero trasferiti a Mauthausen, Gusen e altri sotto-campi rimasti come Ebensee, Gunskirchen e Steyr. Tutti questi trasferimenti non fecero altro che causare un grandissimo sovraffollamento che aggravò fame e malattie aumentando il tasso di mortalità.
A causa della mancanza di manodopera il Reich incrementò sempre di più il numero di prigionieri nei campi. Nell’estate dell’anno 1942 vennero costruiti 40 campi-satellite di Mauthausen che detenevano 64.000 degli 84.000 prigionieri totali. Furono impiegati in lavori forzati per conto di aziende come la Steyr-Daimler-Puch AG, l’Heinkel-Werke, la Reichswerke Hermann Goring e la Messerschmitt.
Verso la fine del 1943, i deportati vennero costretti a continuare la produzione al riparo dagli attacchi aerei nemici. Vennero costruite delle gallerie dove vennero spostate le fabbriche. Il passaggio venne effettuato senza alcun riguardo verso la salute e la sicurezza dei prigionieri, infatti ciò causò diverse morti.
Con il passare degli anni, giunti circa a metà della guerra, il campo principale di Mauthausen aveva l’unica funzione di smistamento dei prigionieri reputati in grado di lavorare che venivano quindi spediti dei campi-satellite. Coloro che non erano considerati più idonei al lavoro venivano riportati a Mauthausen dove venivano lasciati morire.
Il campo fu uno degli ultimi ad essere liberato. L’esercito americano vi irruppe il 5 maggio 1945. L’amministrazione tuttavia passò subito all’esercito sovietico che utilizzò il campo come alloggio per i soldati. Smantellarono la maggior parte delle baracche che in precedenza erano state occupate dai deportati, quelle delle SS e alcuni impianti industriali. Nel 1949 l’esercito sovietico passò la gestione dell’ex-campo all’Austria che ne fece un luogo di commemorazione.
In Europa e nel mondo molti sono i musei, i memoriali che hanno targhe, artefatti, foto e documenti per ricordare le vittime di Mauthausen, dal Cimitero di Guerra Internazionale al Mauthausen Memorial di Linz al Memoriale Crematorium KZ di Gusen.
Negli anni ’60 all’interno del campo venne costruito un cimitero per tutte le vittime riesumate all’interno dei campi e nelle fosse comuni, oggi vi sono sepolte oltre 14.000 vittime. Nel 1970 nell’ex infermeria venne allestito un museo.
L'Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea "Giorgio Agosti" conserva testimonianze e documenti di ex partigiani deportati a Mauthausen fra cui quattro dipinti “realizzati con mezzi di fortuna” dall'internato Alessandro Tartara.
Il Memoriale della Shoah di Milano, ha vicino al "binario 21" una serie di targhe a pavimento, tante, quanti furono i viaggi dei deportati dalla Stazione Centrale di Milano.
DEPORTATI ITALIANI


Altre volte mi hanno chiesto se qualcuno sia mai rimasto vivo nella camera a gas. Era difficilissimo, eppure una volta una persona è rimasta viva. Era un bambino di circa due mesi. C'era una mamma che stava allattando questo bambino. La mamma era morta e il bambino era attaccato al seno della mamma.
- Sholmo Venezia
VITTIME
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Filippo Acciarini
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Nicola Amodio
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Angelo Antonicelli
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Gian Luigi Banfi
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Adelchi Baroncini
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Guido Vittoriano Basile
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Carlo Boscardin
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Luigi Boscardin
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Luigi Casellani
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Giuseppe Conzato
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Luigi Ercoli
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Torquato Fraccon
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Piero Garelli
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Jacopo Lombardini
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Francesco Maltagliati
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Mario Martire
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Walter Masetti
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Domenico Petrarca
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Giacomo Poltronieri
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Giacomo Prandina
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Rurik Spolidoro
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Carmelo Spolidoro
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Dante Sedini
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Vittorio Staccione
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Gino Tommasi
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Annibale Tonelli
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Lodovico Vigilante
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Alfredo Violante
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Giuseppe Vitale
SOPRAVVISSUTI
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Lodovico Barbiano
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Agostino Barbieri
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Paolo Boetti
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Angelo Brunelli
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Aldo Carpi
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Battista Ceriana
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Piero Caleffi
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Giuseppe Conzato
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Giovanni Dal Grande
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Guido Focacci
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Andrea Gaggero
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Giuseppe Galbani
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Armando Gasiani
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Ando Gilardi
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Carlo Lajolo
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Mario Limentani
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Silvano Lippi
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Piero Lodigiani
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Terenzio Magliano
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Gianfranco Maris
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Luigi Massignan
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Luigi Modonesi
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Franco Nardone
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Giuseppe Ennio Odino
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Giuliano Pajetta
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Vincenzo Pappalettera
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Raimondo Ricci
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Renato Salvetti
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Lamberti Sorrentino
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Italo Tibaldi
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Domenico Tosetti
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Carlo Todros
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Ennio Trivellin
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Domenico Valicenti
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Ferdinando Valletti
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Shlomo Venezia
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Bruno Vasari