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SANT'ANNA DI STAZZEMA

La strage di Sant’Anna di Stazzema, avvenuta il 12 agosto 1944, è uno degli episodi più tragici della Seconda Guerra Mondiale in Italia. In quella giornata, le truppe naziste, supportate da collaborazionisti fascisti, compirono un massacro efferato ai danni della popolazione civile, sterminando circa 560 persone, tra cui anziani, donne e bambini.

chiesa di sant'anna

IL CONTESTO STORICO

Nell’estate del 1944, l’Italia era attraversata dal fronte bellico tra le forze alleate e l’esercito tedesco in ritirata. La Linea Gotica, il sistema difensivo costruito dai nazisti lungo l’Appennino, passava proprio vicino alle montagne della Versilia. Sant’Anna di Stazzema, piccolo borgo sulle colline lucchesi, ospitava in quel periodo numerosi sfollati che cercavano rifugio dalle violenze della guerra. La presenza partigiana nella zona era significativa, e i nazisti consideravano la popolazione locale un possibile sostegno alla Resistenza.



L’ECCIDIO

All’alba del 12 agosto, tre colonne di soldati della 16ª Divisione SS "Reichsführer", guidate da ufficiali tedeschi e accompagnate da fascisti italiani, circondarono il paese per impedire qualsiasi fuga. Gli abitanti vennero radunati nelle piazze, nelle case e nei cortili. Senza alcuna distinzione, uomini, donne e bambini furono mitragliati e poi bruciati vivi nelle abitazioni. La più giovane delle vittime fu Anna Pardini, una neonata di appena 20 giorni.



Le SS non si limitarono a uccidere, ma si accanirono con inaudita ferocia sui corpi, dando fuoco alle case e ai cadaveri per cancellare ogni traccia della strage. I racconti dei sopravvissuti descrivono scene di puro orrore: madri trucidate con i figli in braccio, anziani bruciati vivi, intere famiglie sterminate senza pietà.



LE RAGIONI DEL MASSACRO

A differenza di altre stragi nazifasciste, quella di Sant’Anna non fu una rappresaglia diretta per un’azione partigiana specifica. L’eccidio rientrava in una strategia più ampia del comando tedesco per terrorizzare la popolazione civile e stroncare ogni possibile sostegno ai partigiani. L’operazione, infatti, non ebbe alcun valore militare: a Sant’Anna non erano presenti brigate partigiane al momento dell’attacco, solo civili inermi.



IL DOLORE DELLA FAMIGLIA TUCCI

Uno degli episodi più toccanti riguarda la famiglia di Antonio Tucci, un ufficiale di marina. Convinto che Sant’Anna fosse un luogo sicuro, vi aveva portato la moglie e i suoi otto figli, di età compresa tra pochi mesi e 15 anni. Tutti furono uccisi nel massacro. Quando Antonio tornò e scoprì il destino della sua famiglia, tentò di gettarsi tra le macerie ancora fumanti per unirsi ai suoi cari, venendo trattenuto dai pochi superstiti.



IL PROCESSO E LA MEMORIA

Dopo la guerra, molti dei responsabili rimasero impuniti per decenni. Solo nel 2005, il Tribunale Militare di La Spezia condannò dieci ex ufficiali delle SS all’ergastolo in contumacia per il loro ruolo nella strage, ma nessuno di loro scontò mai la pena.



Oggi, Sant’Anna di Stazzema è un luogo di memoria, con il Museo Storico della Resistenza e il Parco Nazionale della Pace, nato per ricordare il sacrificio delle vittime e promuovere i valori di giustizia e libertà.



UNA TESTIMONE CHE CI LASCIA

Il 22 marzo 2025, è scomparsa Valentina Lazzeri, una delle ultime superstiti della strage, all’età di 97 anni. La sua testimonianza è stata preziosa per mantenere viva la memoria di quel giorno, affinché simili atrocità non vengano mai dimenticate.



IL SIGNIFICATO DEL RICORDO

La strage di Sant’Anna di Stazzema resta una ferita aperta nella storia italiana, simbolo delle atrocità della guerra e della barbarie nazifascista. Ricordare quei fatti non significa solo onorare le vittime, ma anche ribadire l’importanza della pace, della democrazia e della libertà, affinché tragedie simili non si ripetano mai più.

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