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PATTO ITALO-SOVIETICO DI AMICIZIA E NON AGGRESSIONE: ITALIA E UNIONE SOVIETICA

Firmato a Roma, Italia, il 2 settembre 1933.  
Fu firmato da Bernardo Attolico (ambasciatore italiano) e Maksim Maksimovievich Litvinov (ministro degli Esteri sovietico).  
Le intenzioni sovietiche, sin dal 1931, erano sempre le stesse: portare lavoratori italiani a prestare aiuto in Unione Sovietica, e così fu fino al blocco deciso da Benito Mussolini.

PATTO ANTICOMINTERN: GERMANIA E GIAPPONE, ITALIA E ALTRI PAESI  
Firmato a Berlino, Germania, il 25 novembre 1936.  
Fu firmato dai governi tedesco e nipponico, desiderosi di cooperare nella difesa contro le attività sovversive comuniste.  
Questo patto affermava una cooperazione tramite scambio di informazioni, pressione sull'opinione pubblica e lotta contro gli agenti comunisti per la difesa comune contro l'opera disgregatrice dell'Internazionale Comunista.  
Vi era anche un protocollo addizionale segreto (riservato solo al Giappone e alla Germania) che ne svelava le reali intenzioni: prevedeva una specifica alleanza militare contro l'Unione Sovietica.  

Azione futura  
L'Italia aderì al patto il 6 novembre 1937, dando così origine al primo accenno dell'alleanza tripartita (che si formalizzerà poi nel settembre 1940).  
L'Ungheria e il Manchukuo aderirono il 25 febbraio 1939, mentre la Spagna aderì il 15 aprile dello stesso anno.  
Il patto venne sospeso il 23 agosto 1939 per quasi due anni, con la conclusione del trattato di non aggressione tedesco-sovietico.

Il patto fu rilanciato il 25 novembre 1941 con l'adesione della Romania, della Bulgaria, della Slovacchia, della Danimarca, della Croazia e del governo cinese collaborazionista (di Wang Jingwei).  
Successivamente, aderirono anche la Finlandia e la Turchia (in qualità di osservatrice).  
Infine, il governo di Copenaghen, per entrare nel patto, pose quattro condizioni ai tedeschi:  

  • Non avere obblighi civili/militari;  

  • Affidamento esclusivo alle forze dell'ordine per tutto ciò che riguardava le azioni contro i comunisti;  

  • Queste azioni si sarebbero svolte solo in territorio danese;  

  • Mantenimento dello status di paese neutrale.  

Le richieste, a seguito di alcune peripezie, vennero accettate con qualche modifica segreta.  
Gli armistizi che seguirono il Patto Anticomintern portarono allo sfaldamento e poi alla fine ufficiale di quest'ultimo.

PATTO D'ACCIAIO: ITALIA E GERMANIA

Firmato a Berlino, Germania, nella Cancelleria del Reich il 22 maggio 1939.  
Fu firmato alla presenza di Adolf Hitler e dello Stato Maggiore tedesco da Galeazzo Ciano (ministro degli Affari Esteri italiano) e Joachim von Ribbentrop (ministro degli Affari Esteri tedesco).  
Joachim von Ribbentrop, Benito Mussolini e Galeazzo Ciano si incontrarono a Roma nell'ottobre del 1938: parlarono di un possibile patto tra Germania e Italia e di un confronto armato inevitabile contro Francia e Regno Unito.  
Il Duce si convinse solo a seguito dell'affermazione che il Mar Mediterraneo sarebbe stato posto sotto il completo controllo dell'Italia. Hitler aveva come obiettivo quello di ridurre il numero dei potenziali nemici in una futura guerra.  
Mussolini aderì al patto il 2 gennaio 1939.  
I due Paesi si impegnavano a consultarsi sulle questioni internazionali e a non firmare eventuali trattati di pace separatamente: per questo motivo, venne considerato un tradimento dell'Italia la firma dell'armistizio di Cassibile nel 1943.

Nel preambolo era anche garantita l'inviolabilità tra il Terzo Reich e il Regno d'Italia e vi era riconosciuta l'esistenza di uno spazio vitale per l'Italia. In più, vi era un protocollo segreto dove veniva rimarcata l'alleanza politica e la collaborazione economica, culturale e militare.  
Alla fine del mese di maggio, il Duce era impegnato nella stesura del memoriale Cavallero per il Führer: si assicurò più volte di comunicare l'impossibilità dell'Italia di partecipare a una guerra entro due o tre anni.  
Alcuni membri del governo italiano (tra cui il firmatario Galeazzo Ciano) si opposero al patto, ma invano.  
Il giorno seguente alla firma del patto, Hitler tenne un consiglio di guerra segreto, nonostante le premesse del Duce. L'Italia doveva contenere la reazione di Francia e Inghilterra all'attacco alla Polonia da parte della Germania.

PATTO DI NON AGGRESSIONE ESTONE-TEDESCO: GERMANIA E ESTONIA  

Firmato a Berlino, Germania, il 7 giugno 1939.  
Fu firmato da Karl Selter (ministro degli Affari Esteri estone) e Joachim von Ribbentrop (ministro degli Affari Esteri tedesco). Il periodo di vigenza previsto era decennale.  
Lo scopo del patto era impedire che altre potenze occidentali o sovietiche ottenessero influenza sui Paesi baltici, isolando così la Germania.

Azione Futura  
La Germania si dichiarò disponibile a patti di non aggressione con Estonia, Lettonia, Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia, ma gli ultimi tre Stati rifiutarono la proposta.

PATTO DI NON AGGRESSIONE TEDESCO-LETTONE: GERMANIA E LETTONIA  

Firmato a Berlino, Germania, il 7 giugno 1939.  
Fu firmato da Vilhelms Munters (ministro degli Affari Esteri lettone) e Joachim von Ribbentrop (ministro degli Affari Esteri tedesco).  
I governi lettone ed estone, diffidenti verso le intenzioni di Mosca, stipularono un patto con la Germania.

Azione Futura  
Lo scopo del patto era lo stesso di quello di non aggressione estone-tedesco.

TRATTATO DI MUTUA ASSISTENZA SOVIETICO-ESTONE: UNIONE SOVIETICA ED ESTONIA  

Firmato a Mosca, Unione Sovietica, il 28 settembre 1939.  
Fu firmato da Karl Selter (ministro degli Affari Esteri estone) e Vjaceslav Molotov (commissario agli Affari Esteri sovietico).  

L'Estonia, a seguito di un ultimatum da parte dell'Unione Sovietica, si vide costretta ad avviare trattative con Mosca. Entrambe le parti si impegnavano a rispettare reciprocamente la sovranità e l'indipendenza, ma il governo sovietico ottenne anche il diritto di stabilire basi militari in Estonia.  

A partire da ottobre 1939, l'Unione Sovietica dispiegò un numero superiore di truppe rispetto a quelle estoni, gradualmente acquisendo la supremazia sul territorio.  

L'Estonia fu infine occupata definitivamente nel giugno del 1940, quando i sovietici invasero anche gli altri due stati baltici.

TRATTATO DI MUTUA ASSISTENZA SOVIETICO-LETTONE: UNIONE SOVIETICA E LETTONIA

Firmato a Mosca, Unione Sovietica, il 5 ottobre 1939.  
Fu firmato da Vilhelms Munters (ministro degli Affari Esteri lettone) e Vjaceslav Molotov (commissario agli Affari Esteri sovietico).  

Con quest'accordo, venne consentito al governo sovietico di stabilire basi militari in Lettonia.  

Nel giugno del 1940, le truppe sovietiche attaccarono le guardie di frontiera lettoni a Maslenki. Il giorno seguente, Estonia e Lettonia vennero accusate dall'Unione Sovietica di aver contravvenuto i patti.  

Vennero consegnati due ultimatum con le seguenti richieste:

  • Istituzione di governi filo-sovietici che potessero attuare meglio i patti;

  • Libero passaggio delle truppe sovietiche in Estonia e Lettonia.

PATTO DI NON AGGRESSIONE ESTONE-TEDESCO: GERMANIA E ESTONIA  
Firmato a Berlino, Germania, il 7 giugno 1939.  
Fu firmato da Karl Selter (ministro degli Affari Esteri estone) e Joachim von Ribbentrop (ministro degli Affari Esteri tedesco). Il periodo di vigenza previsto era decennale.  

Lo scopo del patto era impedire che altre potenze occidentali o sovietiche potessero ottenere influenza sui Paesi baltici, in modo da circondare la Germania.  

Azione futura  
La Germania si dichiarò disponibile a stipulare patti di non aggressione con Estonia, Lettonia, Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia, ma gli ultimi tre Stati rifiutarono la proposta.

PATTO DI NON AGGRESSIONE TEDESCO-LETTONE: GERMANIA E LETTONIA  
Firmato a Berlino, Germania, il 7 giugno 1939.  
Fu firmato da Vilhelms Munters (ministro degli Affari Esteri lettone) e Joachim von Ribbentrop (ministro degli Affari Esteri tedesco).  

I governi lettone ed estone, diffidenti sulle intenzioni di Mosca, stipularono un patto con la Germania. Lo scopo del patto era lo stesso di quello estone-tedesco: prevenire l'influenza sovietica nella regione dei Paesi baltici e garantire la sicurezza reciproca.

TRATTATO DI MUTUA ASSISTENZA SOVIETICO-ESTONE: UNIONE SOVIETICA ED ESTONIA  
Firmato a Mosca, Unione Sovietica, il 28 settembre 1939.  
Fu firmato da Karl Selter (ministro degli Affari Esteri estone) e Vjaceslav Molotov (commissario agli Affari Esteri sovietico).  

L'Estonia, a seguito della consegna di un ultimatum da parte dell'Unione Sovietica, si vide costretta ad accettare le trattative con il governo sovietico. Entrambe le nazioni si impegnarono a rispettare reciprocamente la sovranità e l'indipendenza, ma l'Unione Sovietica ottenne il permesso di stabilire basi militari sul territorio estone.  

A partire dall'ottobre del 1939, l'Unione Sovietica stazionò un numero superiore di truppe rispetto a quelle dell'Estonia, iniziando così a guadagnare gradualmente la supremazia sul territorio. L'Estonia fu occupata definitivamente nel giugno del 1940, dopo che i sovietici avevano invaso anche gli altri due Stati baltici.

TRATTATO DI MUTUA ASSISTENZA SOVIETICO-LETTONE: UNIONE SOVIETICA E LETTONIA  
Firmato a Mosca, Unione Sovietica, il 5 ottobre 1939.  
Fu firmato da Vilhelms Munters (ministro degli Affari Esteri lettone) e Vjaceslav Molotov (commissario agli Affari Esteri sovietico).  

Con quest'accordo, il governo sovietico ottenne il permesso di stabilire basi militari in Lettonia.  

Nel giugno del 1940, le truppe sovietiche attaccarono le guardie di frontiera lettoni a Maslenki. Il giorno successivo, l'Unione Sovietica accusò Estonia e Lettonia di aver violato i patti. Vennero quindi consegnati due ultimatum con le seguenti richieste:

  1. Istituzione di governi filo-sovietici capaci di implementare i patti in modo più efficace;  

  2. Libero passaggio delle truppe sovietiche in Estonia e Lettonia.

TRATTATO DI MUTUA ASSISTENZA SOVIETICO-LITUANO
Firmato a Mosca, Unione Sovietica, l'11 ottobre 1939.  
Fu firmato da Juozas Urbsys (ministro degli Affari Esteri lituano) e Vjaceslav Molotov (commissario agli Affari Esteri sovietico).  

Il trattato era simile a quelli precedentemente stipulati dall'Unione Sovietica con l'Estonia e la Lettonia. Grazie a questo accordo, l'Unione Sovietica otteneva il permesso di costruire basi militari in Lituania. Inoltre, il territorio lituano a ovest del fiume Sesupé sarebbe stato ceduto alla Germania, mentre un quinto della regione di Vilnius, compresa la capitale, sarebbe andato alla Lituania.  

Tuttavia, la Lituania si oppose alla costruzione di basi militari nel proprio territorio, nonostante le affermazioni sovietiche che sostenevano che la presenza delle truppe fosse solo a scopo difensivo. Urbsys cercò di ottenere maggiori territori nella regione di Vilnius, ma i sovietici risposero che anche i bielorussi rivendicavano quella zona.

Inoltre, i lituani si rifiutarono di trattare con i tedeschi finché questi non avessero avanzato richieste chiare. Stalin accettò di ridurre il numero di truppe sovietiche a 20.000, ma Urbsys si rifiutò di firmare. Alla fine, l'Unione Sovietica presentò una nuova bozza del trattato, e i lituani si trovarono costretti a firmare l'accordo.

I sovietici presentarono il trattato come una dimostrazione del rispetto verso le piccole nazioni e della benevolenza di Stalin. Tuttavia, i polacchi presenti nella regione di Vilnius, non appena l'esercito sovietico lasciò la capitale, insorsero con rivolte anti-lituane, accusando i lituani di tradimento.  

Il 28 ottobre, l'esercito lituano entrò a Vilnius, città che fu poi consegnata loro dai sovietici, i quali però prima la svuotarono di tutti gli oggetti di valore. Dopo poco tempo, gli scontri tra comunisti locali e polacchi, causati dalla disoccupazione, si trasformarono in una rivolta contro gli ebrei. Inoltre, venne avviato un processo di rilituanizzazione.  

Nel frattempo, le prime truppe sovietiche giunsero in Lituania, e il governo lituano si dimise. Nonostante ciò, i lituani cercarono di rispettare il trattato nei minimi dettagli per evitare di dare ai sovietici un pretesto per accusarli, anche perché la Lituania non disponeva delle forze necessarie per opporsi militarmente.

Nel giugno del 1940, i sovietici avanzarono un ultimatum, accusando i lituani di aver sequestrato soldati dalle basi militari e chiedendo la formazione di un nuovo governo. Dopo l'accettazione da parte lituana, i sovietici installarono un governo filo-sovietico e annunciarono le elezioni per il Seimas. Nel mese di agosto 1940, la Repubblica Sovietica Lituana fu ufficialmente incorporata nell'Unione Sovietica.

SECONDO ARMISTIZIO DI COMPIÈGNE: FRANCIA E GERMANIA

Nel 1918, fu firmato a Compiègne, in un vagone ferroviario (lo stesso utilizzato poi nel 1940), l'armistizio che pose fine alla Prima Guerra Mondiale. Per i tedeschi, quel luogo era simbolico, come se fosse una rivincita. 

Il colonnello Wilhelm Keitel lesse il Preambolo, dove erano chiaramente espressi i duri intenti della Germania nazista:

  • Tutte le unità francesi si sarebbero dovute arrendere senza condizioni, e le forze armate francesi dovevano essere disarmate e disciolte.

  • La parte settentrionale e le coste atlantiche sarebbero state occupate dalla Wehrmacht (con tutti i costi coperti dalla Francia), mentre il territorio rimanente sarebbe stato posto sotto il controllo di un nuovo governo francese.

  • Tutto il materiale bellico catturato e i prigionieri di guerra francesi sarebbero rimasti nelle mani dei tedeschi.

Charles Huntziger cercò di rendere le clausole il meno dure possibile per la Francia, ma Keitel fu irremovibile. L'armistizio fu firmato dai due generali e, a seguito di ciò, il Führer lasciò la carrozza in segno di spregio nei confronti del nemico francese.

Firmato a Compiègne, Piccardia (più precisamente nella Foresta di Compiègne), il 22 giugno 1940, fu firmato da Charles Huntziger (per la Francia) e Wilhelm Keitel (per la Germania), ponendo fine alle ostilità tra Francia e Terzo Reich.

Prima della caduta di Parigi, avvenuta il 14 giugno 1940, il Maresciallo Maxime Weygand consigliò di firmare un armistizio con la Germania. Paul Reynaud (primo ministro francese) era contrario alla resa. Per impedirla, Winston Churchill (primo ministro britannico) propose un'unione anglo-francese per fronteggiare i tedeschi, ma questa proposta venne respinta.

Azione Futura:  
Il Maresciallo Philippe Pétain prese il posto di Reynaud e annunciò la decisione di chiedere un armistizio con la Germania. Non appena Adolf Hitler venne a conoscenza dell'intenzione dei francesi, scelse la zona della foresta vicino a Compiègne come sede per le trattative.

DESTROYERS FOR BASES AGREEMENT: STATI UNITI D'AMERICA E REGNO UNITO

Durante la battaglia dell'Atlantico contro i tedeschi, emerse la debolezza britannica in termini di navi di scorta, e l'impegno statunitense a favore del Regno Unito venne messo a dura prova dalla scarsità di basi aeree. Il Neutrality Act statunitense proibiva la vendita di armi a paesi belligeranti.

Gli Stati Uniti chiesero la concessione in affitto di basi aeree britanniche a Trinidad, Bermuda e Terranova, ma inizialmente Winston Churchill rifiutò. Tuttavia, Franklin Delano Roosevelt riuscì a eludere il Neutrality Act, permettendo così le spedizioni di materiali di guerra verso la Gran Bretagna.

Azione Futura  
Il 2 settembre 1940, cinquanta cacciatorpediniere statunitensi vennero trasferiti alla Royal Navy e rinominati "classe Town". In cambio, i britannici cedettero in affitto per quasi 100 anni basi a Terranova, Bahamas, Giamaica, Saint Lucia, Trinidad, Antigua, Guayana e Bermuda.

PATTO TRIPARTITO: PRIMA GERMANIA, ITALIA E GIAPPONE, POI ANCHE UNGHERIA, ROMANIA, SLOVACCHIA, BULGARIA, CROAZIA, E JUGOSLAVIA

Firmato a Berlino, Germania, il 27 settembre 1940.  
Fu firmato da Joachim von Ribbentrop (Germania), Galeazzo Ciano (Italia) e Saburō Kurusu (Giappone), e poi sottoscritto da Pál Teleki (Ungheria), Ion Antonescu (Romania), Vojtech Tuka (Slovacchia), Bogdan Filov (Bulgaria), Ante Pavelić (Croazia) e Dragisa Cvetković (Jugoslavia).

Le tre potenze si legittimavano come potenza guida nelle seguenti aree:

  • L'Europa per la Germania;

  • Il Mediterraneo per l'Italia;

  • L'Estremo Oriente per il Giappone.

PATTO SOVIETICO-GIAPPONESE DI NON AGGRESSIONE TRA GIAPPONE E L'UNIONE SOVIETICA  
Firmato a Mosca, Unione Sovietica, il 13 aprile 1941.  
Fu firmato da Yōsuke Matsuoka (ministro degli Affari Esteri giapponese) e Vjačeslav Molotov (commissario agli Affari Esteri sovietico). Il patto aveva una validità quinquennale.  
Il patto stabiliva che entrambe le potenze non sarebbero intervenute in caso di attacco a una delle due e sarebbero rimaste neutrali l'una verso l'altra, con un impegno di non aggressione reciproca.  
I sovietici avevano bisogno di coprirsi le spalle nel caso di un attacco da parte della Germania, mentre i giapponesi non volevano essere coinvolti in un conflitto fra le due potenze. Tuttavia, entrambe le potenze si videro spinte dai propri alleati a violare il patto, e questo, in effetti, avvenne in seguito.  
Con la dichiarazione di guerra da parte dell'Unione Sovietica contro il Giappone, iniziarono i bombardamenti atomici sul Giappone. L'invasione del Manchukuò e delle isole Curili fu una violazione unilaterale del patto da parte dell'Unione Sovietica.

TRATTATO DI ROMA: ITALIA E CROAZIA  
Firmato a Roma, Italia, il 18 maggio 1941.  
Con questo trattato si stabiliva il confine tra Italia e Croazia, confermando anche la spartizione della Slovenia tra Italia e Germania, e l'appartenenza politica della Dalmazia all'Italia.  
Già nel gennaio del 1940, Galeazzo Ciano (ministro degli Affari Esteri italiano) e Ante Pavelić (capo del movimento indipendentista croato) avevano iniziato dei colloqui per pianificare alcuni accordi.  
Nel 1941, Italia e Germania attaccarono la Jugoslavia, con lo scopo di reprimere il colpo di Stato che aveva destituito il governo filogermanico; la Jugoslavia si arrese il 17 aprile dello stesso anno.  
L'Italia, dopo un periodo di tentennamenti da parte della Germania, ottenne la libertà di trattare direttamente con la Croazia, portando alla firma del trattato di Roma.  
La Jugoslavia, tuttavia, continuò la resistenza contro le forze nazi-fasciste fino al 1943, quando venne ricostituita su basi repubblicane.  
Con il Trattato di Parigi del 1947, i due Stati misero fine ufficialmente alla guerra e dichiararono nullo il Trattato di Roma.

 

ACCORDO SIKORSKI-MAJSKIJ: L'UNIONE SOVIETICA E LA POLONIA  
Firmato a Londra, Regno Unito, il 30 luglio 1941 e ratificato il giorno seguente.  
Due dei principali firmatari dell'accordo diedero il loro nome al trattato: Władysław Sikorski (primo ministro polacco) e Ivan Majski (ambasciatore sovietico).  
Nel 1941, dopo l'invasione della Unione Sovietica da parte della Germania nazista, Joseph Stalin cercò alleanze con i paesi che si opponevano al Terzo Reich. In questo contesto, aprì i negoziati con la Polonia per ripristinare le relazioni diplomatiche tra i due Stati.  
Grazie a Władysław Sikorski, l'accordo fu firmato, e nel mese successivo, un'ulteriore alleanza militare fu firmata a Mosca.  
Stalin dichiarò nulli tutti i trattati precedentemente stipulati con la Germania nazista, invalidando la divisione del territorio polacco stabilita nel Patto Molotov-Ribbentrop del 1939. Inoltre, il governo sovietico si impegnò a liberare numerosi prigionieri di guerra polacchi e ad accordare la cittadinanza sovietica a molti altri cittadini polacchi. Questi ultimi formarono un esercito polacco sotto il comando del generale Sikorski. 

PATTO MOLOTOV-RIBBENTROP: TRA LA GERMANIA E L'UNIONE SOVIETICA 
Firmato a Mosca, Unione Sovietica, il 23 agosto 1939 e giunto al termine il 22 giugno 1941.  
Fu firmato da Joachim von Ribbentrop (ministro degli Affari Esteri tedesco) e Vjaceslav Molotov (commissario agli Affari Esteri sovietico).  
Il patto di non aggressione aveva una durata decennale. Entrambe le potenze si impegnavano a non aggredirsi reciprocamente, a non appoggiare altre potenze contro l’una o l’altra, e a non entrare in coalizioni dirette o indirette contro l’altra parte.  

Protocollo segreto:  
Un importante protocollo segreto allegato al patto stabiliva le sfere di influenza e le acquisizioni territoriali che ciascuna delle due nazioni avrebbe potuto realizzare nei territori circostanti.  


Gli accordi strategici tra Germania e Unione Sovietica includevano:

  • Il confine tra le due sfere di influenza doveva coincidere con la frontiera settentrionale della Lituania.

  • Le rispettive zone di interesse nel territorio della Polonia venivano chiaramente delineate.

  • La Germania dichiarava il proprio disinteresse per la Bessarabia (attualmente parte della Moldova e della Romania).

  • Entrambe le potenze si impegnavano a mantenere segretezza riguardo agli accordi raggiunti.

 

Risoluzione della Polonia:  
Questo patto preparava il terreno per un ridimensionamento e una successiva spartizione della Polonia tra Germania e Unione Sovietica.  
Solo una settimana dopo la firma del patto, la Germania invase la Polonia, giustificando l'atto con il cosiddetto incidente di Gleiwitz. Seguirono subito le operazioni sovietiche, con l'invasione da parte dell'Unione Sovietica senza considerare il patto di non aggressione sovietico-polacco.

PATTO MOLOTOV-RIBBENTROP: TRA LA GERMANIA E L'UNIONE SOVIETICA 

Con il patto Molotov-Ribbentrop firmato nel 1939, Germania e Unione Sovietica si preparavano a un ridimensionamento e una spartizione della Polonia.  
La Germania, il 1° settembre 1939, invase la Polonia, giustificando l'atto con l'incidente di Gleiwitz. Dopo solo pochi giorni, l'Unione Sovietica entrò in scena e, senza rispettare il patto di non aggressione con la Polonia, invase il paese da est, dividendo il territorio con i tedeschi.

I Paesi Baltici e la Finlandia  
Nel settembre 1939, i Paesi Baltici (Estonia, Lettonia e Lituania), deboli di fronte alle potenze più grandi, furono costretti a firmare patti di assistenza e mutua difesa con l'Unione Sovietica. Questi accordi permisero alla URSS di stazionare truppe in questi paesi. La Finlandia, che cercò di resistere all'occupazione sovietica, fu attaccata e si trovò coinvolta nella Guerra d'Inverno.  
Nel giugno del 1940, i Paesi Baltici furono completamente occupati dalle forze sovietiche, e la Romania fu costretta a cedere la Bessarabia e la parte settentrionale della Bucovina a seguito di un ultimatum sovietico.

La politica della Germania in Polonia

La Germania nazista aveva un obiettivo ben definito in Polonia, quello di creare un Lebensraum (spazio vitale), che implicava non solo l'annessione di territori ma anche la germanizzazione e l'eliminazione degli ebrei polacchi. Tra le atrocità commesse, vi fu il sequestro di bambini polacchi, con un numero stimato tra i 50.000 e i 200.000.

La politica dell'Unione Sovietica in Polonia  
Parallelamente, l'Unione Sovietica perseguiva una politica simile ma differente: l'intento era quello di annientare la nazione polacca. Gli ufficiali polacchi, che si erano consegnati alle forze sovietiche per sfuggire alla cattura da parte dei nazisti, furono sistematicamente sterminati. Ci furono anche numerose marce militari, durante le quali migliaia di prigionieri furono giustiziati. Questo periodo culminò con la Strage di Katyn, dove migliaia di ufficiali polacchi furono assassinati dai sovietici.

L'Operazione Barbarossa e la rottura del patto

Nel giugno del 1941, la Germania nazista lanciò l'Operazione Barbarossa, che segnò l'inizio dell'invasione dell'Unione Sovietica e la fine del patto Molotov-Ribbentrop. Questo evento portò alla Seconda Guerra Mondiale su un nuovo fronte, con la Germania che si trovò coinvolta in una guerra di continuazione contro l'Unione Sovietica. Durante questo periodo, la Finlandia divenne un alleato strategico importante della Germania, partecipando alla guerra contro l'Unione Sovietica.

DICHIARAZIONE DELLE NAZIONI UNITE  

La Dichiarazione delle Nazioni Unite fu firmata il 1º gennaio 1942 da rappresentanti di 26 governi nazionali, che si impegnarono a sostenere la Carta Atlantica e a utilizzare tutte le proprie risorse per combattere le Potenza dell'Asse (Germania, Italia e Giappone). Con questo atto, il termine "Nazioni Unite" divenne sinonimo di Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale, unendo le forze di diversi paesi contro il fascismo e l'aggressione.

I firmatari originali furono:  

  • Stati Uniti

  • Regno Unito

  • Unione Sovietica  

  • Cina

  • Australia

  • Belgio

  • Canada

  • Costa Rica

  • Cuba

  • Cecoslovacchia

  • Repubblica Dominicana

  • El Salvador

  • Grecia

  • Guatemala

  • Haiti

  • Honduras

  • India

  • Jugoslavia

  • Lussemburgo

  • Paesi Bassi

  • Nuova Zelanda

  • Nicaragua

  • Norvegia

  • Panama

  • Polonia

  • Sudafrica

 

Successivamente, altre nazioni si unirono alla causa, ampliando ulteriormente la coalizione contro le Potenze dell'Asse. Questo evento fu cruciale nel rafforzare il fronte alleato e segnò l'inizio della cooperazione formale tra i paesi impegnati nella lotta contro il nazismo e il fascismo.

DICHIARAZIONE DEL CAIRO  

La Dichiarazione del Cairo fu firmata a Il Cairo, Egitto, il 27 novembre 1943 dai leader di Stati Uniti, Regno Unito e Cina:  

  • Franklin D. Roosevelt, presidente degli Stati Uniti  

  • Winston Churchill, primo ministro britannico  

  • Chiang Kai-shek, presidente del governo della Repubblica di Cina.

 

Il documento stabiliva che i tre alleati avrebbero continuato a esercitare una pressione militare inarrestabile contro il Giappone fino alla sua resa totale. Tra i punti principali della dichiarazione vi erano:

  • Restituzione dei territori cinesi che erano stati conquistati dal Giappone durante la guerra.

  • Indipendenza della Corea, che avrebbe dovuto essere liberata dalla dominazione giapponese e diventare un paese libero.

  
Questa dichiarazione mirava a rafforzare la posizione alleata nella guerra contro il Giappone, unendo le potenze contro l'espansionismo giapponese in Asia e determinando un percorso per il futuro dell'Estremo Oriente, una volta che il Giappone fosse stato sconfitto.

 

DICHIARAZIONE DI POTSDAM  

La Dichiarazione di Potsdam fu firmata il 26 luglio 1945 a Potsdam, Germania, nel Palazzo Cecilienhof, durante la Conferenza di Potsdam. I firmatari furono:  

  • Harry S. Truman, presidente degli Stati Uniti  

  • Winston Churchill, primo ministro britannico  

  • Chiang Kai-shek, presidente del governo della Repubblica di Cina.

Questa dichiarazione conteneva le condizioni che il Giappone doveva accettare per la sua resa incondizionata alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Le principali disposizioni erano:

  • Il Giappone doveva arrendersi senza condizioni, come già stabilito nelle discussioni precedenti.

  • Se il Giappone non avesse accettato queste condizioni, sarebbe andato incontro a una rapida e totale distruzione.

  
Alla fine del documento, la minaccia di una distruzione totale si riferiva a quella che sarebbe diventata la possibilità dell'uso delle armi nucleari, in quanto fu nel contesto di questa dichiarazione che gli Stati Uniti decisero di utilizzare per la prima volta la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki poche settimane dopo, nell'agosto del 1945.

TRATTATI DI PARIGI: ALLEATI E POTENZE DELL'ASSE  

Firmato a Parigi, Francia, il 10 febbraio 1947.  
Fu firmato dai vincitori della Seconda Guerra Mondiale e dai perdenti, alleati della Germania.  
La Germania fu esclusa poiché non era più un soggetto di diritto internazionale e, quindi, non poteva firmare alcun trattato.  
Le nazioni sconfitte presero le misure necessarie per garantire a
tutte le persone il godimento dei diritti umani senza alcuna discriminazione e si impegnarono a non far riemergere organizzazioni fasciste o simili.

TRATTATO DI SAN FRANCISCO: ALLEATI E GIAPPONE  

Firmato a San Francisco, Stati Uniti d'America, il 8 settembre 1951.  
Fu firmato da John Foster Dulles (USA) e Shigeru Yoshida (Giappone).  
Questo trattato fu un negoziato di pace che segnò la fine del conflitto in Asia e del protettorato statunitense sul Giappone.

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