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Westerbork

Campo Nazista

Luogo: Paesi Bassi

Tipologia: transito

Apertura: ottobre 1939

Liberazione: 12 aprile 1945

Numero morti: 101.800 persone

Visitabile:

STORIA

Prima dell’inizio della Seconda guerra mondiale, circa 10000 rifugiati ebrei varcano liberamente il confine olandese e successivamente incominciano ad entrare illegalmente. Per il governo olandese la situazione diventa insostenibile e vi è la necessità di costruire un unico campo per i rifugiati: serve un luogo in un’area adeguata, sufficientemente distante dalle zone abitate in modo tale da non disturbare la popolazione locale. Viene, a seguito di varie discussioni, proposta la città di Westerbork, in provincia di Drenthe.

 

Nell’estate 1939, iniziano i lavori di costruzione del centro di accoglienza. I primi 22 rifugiati arrivano il 9 ottobre e, appena le baracche sono completate, cominciano a lavorare duramente, in particolare in una grande fattoria, nonostante parte del campo non sia completa. Nelle baracche è abbastanza asciutto e caldo ma all’esterno è umido e fangoso; la cucina del campo si trova in una zona scomoda e dunque i pasti caldi, spesso, non rimangono tali. All’interno del campo il duro lavoro è necessario perché il raccolto proveniente dai terreni della fattoria serve a sfamare l'intero campo; successivamente, i lavoratori si accorgono di potersi procurare gli alimenti da aziende agricole vicine a prezzi bassi e con meno fatica: purtroppo con i pochi centesimi a disposizione non riescono nemmeno a raggiungere i posti più vicini.

Verso la fine di gennaio 1940, i rifugiati arrivano a circa 10; dal febbraio dello stesso anno, il loro totale cresce sempre di più arrivando verso la fine di aprile a 750. La paura e l’agitazione a ausa dei piani di Adolf Hitler sono sempre in aumento; il tutto peggiora una volta che questi si rendono conto della vicinanza con i confini tedeschi.

 

Il 10 maggio 1940, quando le truppe naziste invadono i Paesi Bassi, i soldati olandesi non sono preparati; i fuggitivi ebrei non sperano più in un cambiamento e decidono quindi di mettere in atto il piano di fuga elaborato in precedenza: arrivare alla prima destinazione, ossia Zelanda, e poi partire verso il Regno Unito. Una volta saliti sul treno che li aspettava a Hooghalen, non riescono a raggiungere neanche Zwolle a causa del ponte sul fiume IJssel, saltato in aria poco prima: vengono costretti, dopo qualche sosta, a tornare a Westerbork.

 

Nel campo ci sono regole che, con il tempo, diventano sempre più rigide e severe: nessuno può entrare o uscire dai confini del campo, indicati con dei segnali, senza un’autorizzazione. Il campo, prima sotto il controllo olandese definito un comportamento troppo umano da Hitler in persona, passa sotto il controllo tedesco: viene assunta una brigata della polizia militare con il compito di supervisionare i confini e scortare i rifugiati ovunque.

L’introduzione dell’appello, effettuato mattina e pomeriggio, rese ancora più oppressiva la vita dei prigionieri; la sorveglianza diventa ancora più persistente, estesa addirittura alle camere da letto. Ai prigionieri viene vietato di avere qualsiasi contatto esterno attraverso l’invio ed il ricevimento di lettere: queste misure portano alla militarizzazione del campo. Nel 1942, durante la conferenza di Wannsee viene presa la decisione di dare il via alla “soluzione finale”; hanno luogo delle complicazioni all’interno del campo di Westerbork. Il 1° luglio 1942, il campo viene designato come campo di transito forzato per gli ebrei.

 

Nei paesi occupati dell’Europa occidentale viene deciso di evitare il più possibile atti aperti di violenza antiebraica; si istituiscono, quindi, appositi campi di internamento o di transito lontani dai centri abitati dove la popolazione ebraica potesse essere raccolta prima di essere trasferita nei campi di concentramento o sterminio della Polonia. Al campo di Westerbork viene assegnata la stessa funzione del campo di internamento e transito di Drancy in Francia, del campo di internamento e transito di Malines in Belgio e del campo di prigionia di Fossoli in Italia. Il campo diventa uno dei terminali degli arresti e dei rastrellamenti di ebrei condotti su tutto il territorio olandese e punto di partenza per le deportazioni.

Il 15 luglio 1942 ha luogo la prima deportazione con destinazione Auschwitz; tra il luglio 1942 ed il settembre 1944, quasi tutti i martedì un treno merci porta i prigionieri verso quest’ultimo, Sobibor, Bergen-Belsen e Theresienstadt. Vengono deportati da qui circa 107000 prigionieri su 93 treni differenti; oltre questi, ci sono deportazioni di circa 400 zingari e circa 400 donne della resistenza. Il 13 settembre 1944, viene eseguito l’ultimo trasporto rilevante: circa 280 ebrei destinati a Bergen-Belsen.

 

Il 12 aprile 1945, la seconda divisione di fanteria canadese libera le diverse centinaia di abitanti ancora non deportati da Westerbork.

 

Tra l’aprile 1945 ed il dicembre 1948, il campo viene utilizzato come campo di internamento per le SS, i nazisti e tutti coloro sospettati di aver svolto attività pro-naziste e di aver abusato di posizioni di autorità. Oltre loro, ancora 850 ebrei abitano contemporaneamente all’interno del campo: la convivenza è logicamente difficile. Le condizioni di vita sono disagiate, abusi sia fisici che psicologici sono quotidiani e portano alla morte di 89 detenuti nei soli primi quattro mesi. La situazione miglioro nell’autunno 1945, grazie al trasferimento degli ebrei e all’introduzione di radicali misure di controllo. Dal gennaio 1946, il campo inizia a concentrarsi sulla riabilitazione e rieducazione dei reclusi.

Dopo la chiusura del campo di detenzione, la struttura viene sfruttata come base militare. Dal 1948 al 1949, il ministero della guerra decide di stanziare qui le truppe di ritorno dal campo di battaglia e quelle che, dopo un periodo di addestramento, dovevano partire per il fronte; questi alloggiano nelle ex baracche divisi in plotoni.

 

Dal 1949 al 1971, il campo si trasforma nuovamente diventando una zona, ossia Schattenberg, adibita a degli alloggi temporanei; alla fine degli anni ’50 il governo decide di chiudere le abitazioni temporanee: i residenti si opposero ma, in seguito, si resero conto dei vantaggi che avrebbe portato (nuove strutture con maggiori comodità). Nel 1971, il campo viene definitivamente chiuso e le ultime baracche demolite.

 

Nel 1949 vengono trovati all’interno del crematorio i resti di alcuni partigiani che hanno opposto resistenza e, conseguenzialmente, vengono uccisi dai soldati tedeschi il 20 settembre del 1943. La realizzazione di un monumento per la commemorazione dei partigiani della resistenza è un’iniziativa della Fondazione che decise di installare, vicino al forno crematorio, una lapide con i nomi degli uomini che persero la vita. Nel 1951, il forno viene demolito nonostante la Fondazione ne desiderasse la conservazione come simbolo della morte degli ebrei e dei membri della resistenza.

Inizialmente, la comunità ebrea non ha nessuna obiezione riguardo alla demolizione dell’intero campo ritenendo che la realizzazione di un memoriale servisse solo al popolo olandese per purificarsi la coscienza. Alla fine degli anni ’60 la loro visione cambia: nasce una nuova iniziativa proposta dall’amministrazione provinciale di Drenthe che supporta la costruzione di un monumento commemorativo. Invece, nella zona di Schattenberg viene proposto di essere utilizzata come campo di allenamento militare; quest’ultima viene rifiutata ed, in seguito, viene approvata la costruzione di un osservatorio radio.

 

Nel 1970, viene inaugurato il National Westerbork Memorial, situato dove la rete ferroviaria proveniente da Hooghalen finiva, per commemorare una delle pagine più nere della storia dell’umanità. Viene ideato da Ralph Prins, un ex prigioniero del campo, il memoriale conserva alcuni monumenti che stanno a testimoniare la cruenta strage messa in atto dai nazisti. Uno di questi è un binario interrotto le quali rotaie sono state distorte e orientate verso il cielo: rappresentano la disperazione e lo sgomento che provoca il ricordo di ciò che è stato fatto al popolo ebraico. In mezzo al campo è posto uno dei vagoni utilizzati per il trasporto dei deportati verso gli altri campi.

L’installazione più coinvolgente sono 102000 mattoncini di colore rosso, disposti su una mappa dei Paesi Bassi, che rappresentano ogni singola vittima deportata dal campo di Westerbork e che non tornò mai più a casa.

 

Un ulteriore monumento di un grande valore significativo è la pietra di Gerusalemme inaugurata e presentata, il 3 marzo 1993, dal presidente israeliano Chaim Herzog.

DEPORTATI ITALIANI

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Non ci sono evidenze documentate di deportati italiani in questo campo.

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