top of page
miniature sito (1200 x 800 px) (1).png

DEFINIZIONE

Shoah è un termine ebraico, derivante dalla bibbia (e.g.Isaia 47,11) e significa "tempesta devastante", "catastrofe". Indica lo stermini del popolo ebraico durante la Seconda Guerra Mondiale, a differenza di "Olocausto" non richiama l'idea di un "sacrificio inevitabile", ma essendo che nell'antichità il termine greco veniva usato per riferirsi a vittime sacrificali bruciate intere viene usto come sinonimo di Shoah per la somiglianza con gli ebrei giustiziati e bruciati nei forni crematori nazisti.

BREVE RIASSUNTO

Tra il 1939 e il 1945 circa 6 milioni di ebrei vennero uccisi sistematicamente dai nazisti del Terzo Reich per purificare e pulire il mondo. Alla base di questo genocidio c'è il razzismo antisemita che deriva dal 19esimo secolo e che i nazisti (basandosi sul Mein Kampf di Adolf Hitler) hanno posto come fondamento del loro progetto di purificazione.

 

La Soluzione Finale arrivò dopo una progressiva emarginazione degli ebrei dalla società tedesca. nl 1935 le leggi di Norimberga approvarono il boicottaggio economico e l'esclusione sociale dei cittadini ebrei de dalla notte dei ristalli (8/9 novembre 1938) quando tutte le sinagoghe su suolo tedesco vennero bruciate e i negozi ebrei devastati, inizio la segregazione e repressione che sfociò nella decisione di uno sterminio sistematico (Conferenza di Wannsee, 1942). questo sterminio si espanse dalla Germania a tutte le conquiste del Terzo Reich, quindi quasi tutt'Europa. gli ebrei furono ghettizzati e poi deportati nei campi di concentramento e di sterminio, edificati soprattutto nell'Europa orientale. dopo una selezione iniziale che salvava alcune persone (chi fosse nelle condizioni di lavorare e rendersi utile) colo che non venivano salvati venivano portati a morire nelle camere a gas. Nei campi di sterminio venivano torturati, usati come shiavi per esperimenti seudoscientifici, sfruttati nel lavoro fino allo sfinimento e selezionati giornalmente per vedere chi poteva ivere u altro giorno. Olte agli ebrei questo sterminio colpì anche rome e sinti, omosessuali, testimoni di Geova e gli oppositori politici, oltre che le persone disabili. anche l'italia fu coinvolta in questo crimine, con le leggi razziali del '38 del regime fascista, queste leggi escludevano gli ebrei dalle scuole, da molte professioni e dalla vita sociale. Le deportazioni dall'Italia iniziarono nel settembtre del '43 in seguito al crollo del regime fascista e dell'armistizio, quando i tedeschi occuparono il nord-Italia, e le autorità della repubblica sociale italiana collaborarono con i nazisti. uno dei primi episodi di deportazione fu il rastrellamento del ghetto di Roma il 16 ottobre del 1943 dove vennero catturate oltre 1000 persone. Il campo di Fossoli divenne poi il luogo di transito prima dei campi dell'est europeo in circo 8000 ebrei italiani morirono.

LE PREMESSE

L'odio verso gli ebrei è chiamato antisemitismo e affonda le radici molto prima del nazismo, risalendo al Medioevo. Nel corso dei secoli, in particolare nel XIX secolo, in Russia e Germania, questa ostilità crebbe sempre di più. Tuttavia, dal 1919, con la Repubblica di Weimar, gli ebrei tedeschi si sentivano parte integrante della società: erano completamente integrati, avevano combattuto nella Prima guerra mondiale al fianco della Germania e si consideravano tedeschi a tutti gli effetti.

Ma Adolf Hitler riuscì a convincere la popolazione, tramite una propaganda semplificata, che la causa della sconfitta della Prima guerra mondiale non fosse da ricercare nelle molteplici e complesse cause storiche, ma fosse imputabile al tradimento, agli intrighi politici, al comunismo e, soprattutto, agli ebrei. Secondo la sua visione, l'unico modo per ristabilire una Germania forte e rispettata era eliminare i nemici interni. 

Con Hitler arrivato al potere nel 1933, iniziarono le persecuzioni e le violenze contro gli ebrei in Germania ad opera delle SA. Nel settembre del 1935 furono promulgate le leggi di Norimberga, secondo le quali gli ebrei non erano più cittadini tedeschi. Perdevano così il diritto di voto, il diritto di sposarsi con persone di origine tedesca e venivano discriminati in vari ambiti della vita quotidiana. I negozi tedeschi affiggevano cartelli con la scritta "Gli ebrei non possono entrare", e vennero introdotte molte altre leggi con l'obiettivo di impedire agli ebrei di vivere una vita dignitosa. Tra gli esempi più eclatanti c'era il divieto di possedere una bicicletta o di uscire la sera. 

Nel 1936 venne vietato ai medici ebrei di lavorare negli ospedali tedeschi, e questo provvedimento si estendeva anche a avvocati e insegnanti, che venivano esclusi dalle istituzioni pubbliche. Questa discriminazione non riguardava solo chi viveva in quel periodo, ma anche le future generazioni: infatti, gli ebrei non potevano più ottenere l'abilitazione per ricoprire tali ruoli professionali.

Nel luglio del 1937, a Monaco, si tenne una mostra di arte definita "degenerata", perché non rispettava i dettami imposti dal regime nazista. Questo fu attribuito all'influenza ebraica nel mondo dell'arte, con gli artisti giudicati pazzi e malati mentali. 

La svolta decisiva avvenne nella notte tra il 9 e il 10 novembre 1938, durante la cosiddetta "Notte dei Cristalli", una gigantesca sollevazione contro le comunità ebraiche, organizzata dalle SS. Durante questa notte vennero devastati i negozi e le case ebraiche in tutta la Germania. Il nome "Notte dei Cristalli" fu dato dai nazisti come scherno per le vetrine distrutte.

Questo evento spinse molti ebrei a lasciare le loro case e a emigrare, poiché la vita era diventata insopportabile. Tuttavia, la propaganda nazista dipinse questo flusso migratorio come una mossa degli ebrei per provocare la guerra contro la Germania. Con l'inizio della guerra, i nazisti decisero di "risolvere il problema ebraico", che significava "liberare" i territori del Reich dagli ebrei. Gli ebrei, già segregati, vennero cacciati e costretti a emigrare.

Con l'annessione della Polonia ai territori del Reich nel 1939, i tedeschi furono spinti a voler "liberare" anche questi nuovi territori, e gli ebrei furono costretti a trasferirsi nei territori non annessi, sotto la dittatura di Hans Frank, nei cosiddetti "Governatorati Generali". Qui vennero creati enormi ghetti murati con divieto di uscita, nei quali vennero deportati anche gli ebrei provenienti da tutti i territori tedeschi. Questi luoghi erano affidati al controllo poliziesco di organismi "auto-amministrati", ma le dure condizioni di vita, il lavoro forzato al servizio tedesco, le razioni alimentari scarse, l'affollamento e l'igiene precaria portarono a vere e proprie morti di massa.

Questa modalità di segregazione, dalla fine del 1940, venne giudicata impraticabile: il territorio era troppo piccolo per la popolazione slava che sarebbe stata spostata per far posto agli ebrei. I nazisti provarono a mettere in atto il "piano Madagascar", un progetto che prevedeva, con l'aiuto della Francia sconfitta, di trasferire la popolazione ebrea in Madagascar, con l'intenzione di far morire almeno la metà dei deportati. Tuttavia, questo piano non fu mai realizzato, in parte a causa del dominio inglese sul mare.

L'evoluzione della guerra portò a nuove circostanze che sfociarono nel completo sterminio degli ebrei europei. Prima dell'attacco tedesco all'URSS, Hitler aveva già ordinato l'identificazione e l'uccisione dei funzionari comunisti ed ebrei nei territori occupati. Questo compito fu affidato alle Einsatzgruppen, un gruppo di circa 6.000 uomini che, tra agosto 1941 e gennaio 1942, fucilò 700.000 ebrei provenienti da città e villaggi. Le vittime venivano costrette a scavare enormi fossi comuni ai bordi delle foreste, dove venivano poi gettati una volta uccisi. In un primo momento, le vittime erano principalmente uomini adulti, ma successivamente vennero uccisi anche donne, bambini e anziani.

Inoltre, nell'autunno del 1941, agli ebrei fu imposto di indossare la stella di David gialla sugli abiti a partire dai 6 anni di età, con il divieto di emigrare dal paese. Chi non riuscì a fuggire rimase intrappolato. La conferenza di Wannsee, che si tenne il 20 gennaio 1942, vide il convegno delle varie gerarchie naziste per discutere la "soluzione finale", il piano di sterminio fisico di massa degli ebrei.​

LA SOLUZIONE FINALE

Con l'inizio della guerra iniziò il secondo step dello sterminio: la deportazione di massa di tutti gli ebrei d'Europa in campi costruiti in Polonia, dotati dei mezzi per la loro uccisione e la distruzione dei cadaveri. Furono costruiti sei campi di sterminio, che operavano in modo molto diverso rispetto ai campi di concentramento, di lavoro forzato o di prigionia, che erano centinaia e sparsi in tutta Europa.

Il campo di Chelmno effettuava le uccisioni per avvelenamento di 80 persone alla volta, tutte stipate in camion a tenuta stagna in cui veniva reindirizzato il gas di scarico del mezzo. Negli altri campi, lo sterminio avveniva tramite l'uso delle camere a gas, utilizzando i motori di camion o carri armati, ma non ad Auschwitz, dove venivano rilasciati cristalli di acido prussico, che, con l'aria, si vaporizzavano e avevano un effetto asfissiante. Le camere a gas di Auschwitz erano molto più efficienti, perché potevano contenere da qualche decina a più di mille persone alla volta. La tortura durava dai 15 ai 30 minuti, tra terrore e violenza straziante. Quando le porte venivano aperte, le scene erano orribili: i cadaveri si riversavano fuori dalle stanze, che erano sporche di sangue e vomito. I corpi venivano impilati l'uno sull'altro e avvinghiati tra loro. I cadaveri venivano bruciati in fosse all'aperto o in forni crematori, e le ceneri, insieme alla polvere derivante dalla macinazione delle ossa più grandi, venivano insaccate e gettate nei fiumi. 

I campi più efficienti erano quelli di Auschwitz e Treblinka, dove il processo dall'arrivo dei treni alla cremazione durava solo qualche ora. Il genocidio in larga scala iniziò nel 1941, in contemporanea con la guerra contro l'URSS. La massima attività dei campi si registrò nell'estate del 1942. Verso la fine del 1944, Heinrich Himmler ordinò un rallentamento delle uccisioni per poter sfruttare la manodopera ebrea nelle industrie belliche, per cercare di salvare la Germania dalla sconfitta nella guerra.

Tra il 1944 e il 1945, le SS iniziarono la deportazione degli ebrei russi verso ovest, dentro i confini della Germania, per "sfuggire" all'avanzata dell'Armata Rossa. Molti dei deportati morirono o vennero uccisi durante le marce devastanti, ricordate come "Marce della morte". Chi sopravvisse a queste marce non ebbe un destino migliore rispetto a chi era morto lungo il tragitto.

Oggi, in un'epoca in cui le teorie complottistiche cercano di negare l'esistenza stessa della Shoah, è fondamentale ricordare ciò che è stato: uno sterminio disumano, documentato e reale, che è avvenuto nel cuore del nostro continente.

IL MECCANISMO DEL GENOCIDIO 

Lo sterminio durante l'epoca nazista si presentava come un processo meccanico e altamente organizzato, simile a un gigantesco complesso amministrativo gestito da diverse strutture di potere: la burocrazia ministeriale, la Wehrmacht, l'amministrazione economica e l'apparato del partito Nazista.

I funzionari nazisti definirono il concetto legale di "ebreo", organizzarono l'espropriazione delle proprietà, il concentramento delle persone in luoghi segregati, gestirono le complesse negoziazioni con altri stati per l'emigrazione forzata e diressero la polizia. La Wehrmacht, l'esercito tedesco, controllava i territori occupati, collaborando con i funzionari nell'organizzare i concentramenti e l'annientamento della popolazione ebrea. La sua partecipazione si estendeva anche alle deportazioni.

L'amministrazione economica si occupava dell'espropriazione delle risorse, dello sfruttamento del lavoro forzato e delle operazioni tecniche necessarie nei campi di sterminio. Il Partito Nazista e le SS, spinte da un fanatismo ideologico, radicalizzavano la società tedesca e l'opinione pubblica, promuovendo attivamente l'annientamento degli ebrei.

La "soluzione finale", il piano di sterminio degli ebrei, diventò l'espressione di queste diverse forze. Era un piano preciso e organizzato, tipico della burocrazia tedesca, caratterizzato da disciplina militare assoluta, da una contabilità rigorosa e dalla ricerca di tecniche di uccisione sempre più efficaci. Tutto ciò era sorretto dall'ideologia aberrante del Partito Nazista e delle SS, il cui fanatismo e convinzione nella giustezza della loro causa rese ancora più spietato l'intero processo.

Le atrocità compiute nei campi di concentramento e di sterminio nazisti erano organizzate con una precisione burocratica incredibile. Le autorità naziste stilavano liste dettagliate delle vittime, sia presenti che future, e venivano conservate registrazioni meticolose delle esecuzioni. Continuavano a cercare nuovi metodi per uccidere un numero sempre maggiore di persone in tempi sempre più brevi. Si passò dalle fucilazioni iniziali all'uso di gas come il monossido di carbonio e lo Zyklon-B, fino all'invenzione degli autocarri, i cosiddetti "camion della morte", che venivano adattati per rilasciare gas di scarico all'interno del cassone dove erano stipati i prigionieri, causando la loro morte per asfissia.

Oltre a queste tecniche di sterminio, i prigionieri morivano anche a causa delle malattie infettive come la scabbia, la scarlattina, il tifo, la difterite, la dissenteria e la denutrizione, provocata dalle condizioni di vita inumane a cui erano costretti.

I campi nazisti erano suddivisi in diverse categorie: campi di concentramento, di lavoro, per le donne, per i giovani, di transito, e infine quelli di sterminio, che avevano come unico scopo quello di uccidere e distruggere l'esistenza stessa dei prigionieri. I campi di concentramento erano sparsi in tutta Europa e, pur non essendo progettati per l'uccisione diretta, molti prigionieri vi morirono a causa delle condizioni disumane o degli esperimenti pseudoscientifici effettuati dai medici e scienziati nazisti. Alcuni campi combinavano lavoro forzato e sterminio, come quello di Auschwitz-Birkenau. 

I campi di sterminio, invece, erano sei, tutti situati in Polonia, e fungevano come vere e proprie macchine di morte. Ogni giorno arrivavano treni carichi di ebrei provenienti da tutta Europa, che venivano deportati e sterminati in massa. Questi campi erano progettati per massimizzare l'efficienza del genocidio, con una pianificazione dettagliata e l'impiego di numerosi specialisti. Ogni aspetto, dalle infrastrutture alle tecniche di uccisione, era pensato per garantire la morte sistematica dei prigionieri, tanto da far sembrare questi campi come fabbriche della morte. Nel complesso, circa 3 milioni di ebrei furono deportati e sterminati in questi campi.

IN ITALIA

Nell'estate del 1943, con la caduta del regime fascista, Mussolini, liberato dai nazisti, fu posto al comando della Repubblica di Salò, che seguiva le direttive della Germania nazista. Se in precedenza l'Italia fascista aveva già mostrato segni di responsabilità nelle discriminazioni e persecuzioni, la Repubblica di Salò divenne una diretta collaboratrice della Germania nazista nella realizzazione della "soluzione finale".

A partire da settembre 1943, gli arresti e le deportazioni degli ebrei italiani divennero sistematici. Si stima che circa 10.000 ebrei italiani furono deportati nei campi di sterminio, in particolare ad Auschwitz, tra il settembre 1943 e il febbraio 1945. Tra i testimoni e sopravvissuti ad Auschwitz, uno dei più noti è Piero Terracina, che fu l'unico della sua famiglia a sopravvivere al campo di sterminio.

UNA POSSIBILE MOTIVAZIONE

Oltre alle interpretazioni errate che sostengono che Hitler volesse semplicemente impadronirsi dei beni degli ebrei o che tutti i tedeschi sterminarono gli ebrei a causa di un antisemitismo fanatico e incontrollabile, una possibile spiegazione per la Shoah può essere quella avanzata dal sociologo anglo-polacco Zygmunt Bauman. Secondo Bauman, la Shoah può essere vista come il risultato di una combinazione di diversi fattori:

  1. "Ingegneria sociale radicale": una teoria politica che giustifica, nel nome del bene dell'umanità, della razza o della classe, la trasformazione radicale della società, senza considerare le perdite umane o i metodi crudeli impiegati per raggiungere gli obiettivi.

  2. Antisemitismo biologico: mentre l'antigiudaismo cristiano si basava su una distinzione religiosa, l'antisemitismo nazista guardava principalmente alla biologia, non alla religione. L'obiettivo non era la conversione degli ebrei, ma la loro espulsione o distruzione.

  3. Ascesa di un'élite ideologica: un'élite che abbracciava queste convinzioni razziali salì al potere in Germania, e il popolo delegò completamente il potere a questa élite, accettando le loro decisioni senza discutere.

  4. Condizioni di emergenza: la guerra e la creazione di una situazione di emergenza permise ai nazisti di giustificare la loro politica di sterminio, come una misura necessaria per la "sicurezza" e la "stabilità" della nazione.

  5. Burocrazia e moralità dell'efficienza: la burocrazia, che diventò il mezzo per applicare la politica nazista, sostituì la moralità tradizionale con una moralità dell'efficienza, dove non c'era spazio per dubbi o resistenze alle direttive.

Ma se questi sono fattori che spiegano la dinamica della Shoah, non rispondono ancora alla domanda fondamentale: perché Hitler intraprese questa strada. La visione del mondo di Hitler si basava sul concetto di razza superiore, secondo cui la "razza ariana" era la più pura, e tra di essa i tedeschi erano considerati i più puri. Questa purezza doveva essere protetta dal "mescolamento" con altre razze, e la razza ariana avrebbe dovuto dominare il mondo.

Gli ebrei, secondo Hitler, non solo non erano una razza inferiore, ma si erano mantenuti "puri" e per questo volevano dominare il mondo, motivo per cui erano visti come "demoniaci". Gli obiettivi nazisti, quindi, erano chiari: ristrutturare il mondo, a partire dall'Europa, dominando le razze "inferiori" e eliminando gli ebrei, sia tramite l'espulsione che attraverso la distruzione fisica.

Le idee alla base di queste convinzioni non erano originali di Hitler. Molte di esse erano ideologie preesistenti, nate nel Settecento e sviluppate nel corso dell'Ottocento. L'originalità di Hitler, però, fu quella di applicare queste teorie come strumento politico, implementandole con una coerenza spaventosa, che si tradusse nell'orrore della Shoah.

​​

CARNEFICI, VITTIME E SPETTATORI

I carnefici furono, in primis, Adolf Hitler e i suoi stretti collaboratori: Himmler (capo delle SS), Heinrich (capo delle forze di sicurezza e incaricato della "soluzione finale"), Göring (maresciallo), Goebbels e altri membri chiave del regime. A questi si aggiungono i membri della classe dirigente nazista nel suo insieme, i funzionari e i burocrati che collaborarono attivamente, le nuove leve entusiaste, come Adolf Eichmann, che la filosofa Hannah Arendt prese come esempio per descrivere il concetto della "banalità del male". Inoltre, bisogna includere la popolazione tedesca che, pur avendo il sospetto o la consapevolezza di quanto stesse accadendo, scelse di ignorarlo per non rischiare di compromettere la propria tranquillità. Anche i governi collaborazionisti in Europa, come quello francese di Pétain, Mussolini e i suoi alleati, e le popolazioni dei territori occupati, sono stati complici in vari modi.

Non bisogna, però, pensare che tutti questi carnefici fossero individui spietati, sadici o psicopatici. La stragrande maggioranza di loro erano persone normali, lavoratori, genitori e partner amorevoli. Tuttavia, furono spinti ad agire, o a non agire, dalle condizioni sociali e politiche del tempo, tra cui il totalitarismo e la pressione del regime, che giustificava la violenza come "un dovere duro ma necessario" (come affermato dallo stesso Himmler). Inoltre, la disumanizzazione delle vittime e la scomposizione del processo di omicidio (con alcune persone che agivano solo in una fase del processo, convinte che quella parte del lavoro fosse meno criminale) favorirono il coinvolgimento senza remore. Una volta immersi completamente nel meccanismo, molti non riuscivano più a fermarsi. Fu durante il processo del 1946 che per la prima volta venne coniato il termine "genocidio" per descrivere i crimini contro l'umanità commessi dai dirigenti nazisti e dai loro complici.

Le vittime principali furono gli ebrei europei, con quelli polacchi tra i più colpiti. Era molto difficile per le vittime proteggersi o difendersi; spesso si trattava di anziani, bambini e donne, ma anche gli adulti non avevano possibilità di resistenza. Se avessero cercato di opporsi, avrebbero solo peggiorato la sorte dei propri cari. Inoltre, molti non erano consapevoli della reale portata della deportazione, che consideravano solo una difficoltà temporanea, ma non mortale.

Gli spettatori della Shoah si dividevano in due categorie ben distinte: da una parte ci furono i soccorritori (compresi gli Alleati e le organizzazioni internazionali come la Croce Rossa), e dall'altra, i profittatori e i complici. Nei paesi in cui i soccorritori erano la maggioranza, gli ebrei ebbero una possibilità maggiore di sopravvivenza. In particolare, i danesi e gli italiani riuscirono a proteggere un numero significativo di ebrei. Al contrario, gli ebrei nei paesi dell'Europa orientale, come la Polonia e l'Unione Sovietica, ebbero una sorte ben più tragica.​

LE CONSEGUENZE

La parola Shoah è un termine ebraico che significa "catastrofe" e non c'è espressione più appropriata per descrivere la tremenda serie di eventi che hanno avuto luogo in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale. Purtroppo, non esiste una documentazione completa che ci fornisca un numero esatto di vittime, poiché nel 1943, quando i paesi dell'Asse iniziarono a temere la sconfitta, distrussero gran parte della documentazione che avrebbe potuto essere utilizzata nei processi post-bellici. Per arrivare alle stime moderne, sono stati utilizzati archivi, censimenti e, soprattutto, studi demografici realizzati alla fine della guerra.

Alla fine di questo processo di stima, si ritiene che circa 6 milioni di ebrei siano stati uccisi sistematicamente per motivi razziali. A questi vanno aggiunti circa 200.000 zingari, 250.000 disabili e 7 milioni di civili sovietici che sono stati anch'essi vittime del nazismo. Inoltre, circa 3 milioni di prigionieri sovietici sono stati uccisi, così come circa 1,8 milioni di polacchi, 312.000 serbi, e 70.000 criminali comuni, tra cui migliaia di "asociali" che includevano anche omosessuali, sterminati dal regime nazista.

Nonostante la brutalità e la violenza del regime, ci sono stati dei tentativi di ribellione e di salvataggio. Un esempio emblematico è la rivolta nel ghetto di Varsavia nel 1943, dove alcuni ebrei riuscirono a fuggire grazie all'aiuto altruista di altre persone. Un altro esempio di salvataggio è ben documentato nel famoso film Schindler's List di Steven Spielberg, che racconta la storia di Oskar Schindler, un imprenditore tedesco che salvò centinaia di ebrei dalla morte certa durante l'Olocausto.

Questi eventi, purtroppo, sono solo una parte della tragedia che ha segnato il XX secolo e che deve essere ricordata e raccontata affinché simili atrocità non possano mai più accadere.

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario.

Primo Levi

Cartelli (1).png
  • Instagram
  • Facebook
  • Whatsapp

ASSOCIAZIONE FUTURA MEMORIA

PIAZZA F. MATTEUCCI 11 - 50013 

CAMPI BISENZIO (FI)

CODICE FISCALE 94218760489

Iscrizione Atto Dirigenziale n.3433. N° iscrizione 1073

 C.F.: 94218760489  PEC: afmemoria@pec.it

055 0106732 info@afmemoria.it

PRIVACY - COOKIE POLICY

© 2025 by Futura Memoria -  i contenuti di questo sito sono distribuiti con licenza Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale

bottom of page