SREBRENICA
Il massacro di Srebrenica, avvenuto tra l’11 e il 22 luglio 1995, è una delle peggiori atrocità compiute in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Oltre 8.000 uomini e ragazzi bosniaci musulmani furono brutalmente assassinati dalle truppe serbo-bosniache, guidate dal generale Ratko Mladić, in quello che è stato ufficialmente riconosciuto come genocidio.

IL CONTESTO: LA GUERRA IN BOSNIA
Tra il 1992 e il 1995, l’ex Jugoslavia fu devastata da un sanguinoso conflitto etnico. Dopo la dichiarazione di indipendenza della Bosnia-Erzegovina, le tensioni tra bosgnacchi (musulmani), croati e serbi esplosero in una guerra civile. Le forze serbo-bosniache, appoggiate dalla Serbia di Slobodan Milošević, cercarono di creare un’area etnicamente pura, eliminando i bosgnacchi attraverso deportazioni, stupri di massa e omicidi.
Nel 1993, l’ONU dichiarò Srebrenica "zona protetta", inviando caschi blu olandesi per difendere la città, che ospitava migliaia di rifugiati musulmani. Tuttavia, quando le forze serbe attaccarono nel luglio 1995, la protezione internazionale si rivelò inutile.
L’ASSALTO A SREBRENICA
L’11 luglio 1995, l’Esercito della Repubblica Serba di Bosnia entrò a Srebrenica senza incontrare resistenza. Le truppe ONU, comandate dal colonnello Thom Karremans, non intervennero, lasciando la popolazione nelle mani dei serbo-bosniaci.
Subito dopo l’occupazione, i soldati di Ratko Mladić separarono gli uomini e i ragazzi dalle donne e dai bambini. Questi ultimi furono deportati con gli autobus verso territori sotto il controllo bosniaco, mentre gli uomini furono condotti in luoghi isolati per essere sterminati.
IL MASSACRO
Nei giorni successivi, i prigionieri vennero giustiziati in boschi, campi e fabbriche abbandonate. Le esecuzioni avvenivano con mitragliatrici, e i corpi venivano poi gettati in fosse comuni. Alcuni furono sepolti vivi, altri vennero finiti con colpi alla testa.
Molti bosgnacchi cercarono di fuggire nei boschi, ma furono braccati e massacrati. Alla fine del massacro, oltre 8.000 persone erano state uccise.
Per nascondere le prove, le fosse comuni vennero riaperte nei mesi successivi e i corpi trasferiti in tombe secondarie, rendendo ancora più difficile il recupero dei resti.
IL PROCESSO E IL RICONOSCIMENTO DEL GENOCIDIO
Dopo la guerra, il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia (TPIJ) riconobbe il massacro di Srebrenica come genocidio. Ratko Mladić e Radovan Karadžić, leader serbo-bosniaci, furono condannati all’ergastolo per crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
Nonostante le sentenze, ancora oggi in Serbia e in Bosnia esistono movimenti negazionisti che minimizzano o giustificano la strage.
IL MEMORIALE DI POTOČARI
Oggi a Potočari, vicino a Srebrenica, sorge un Memoriale e Cimitero dove ogni anno, l’11 luglio, vengono commemorati i morti. Molti corpi non sono ancora stati identificati, e ogni anno nuove vittime vengono sepolte accanto ai loro familiari.
PERCHÉ RICORDARE SREBRENICA?
Il massacro di Srebrenica è una ferita aperta nella storia dell’Europa moderna. Ricordarlo significa non dimenticare gli orrori della guerra etnica, la complicità della comunità internazionale e il dovere di prevenire nuovi genocidi.