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Nazismo: origini e storia

 

Il futuro partito nazista nacque come Partito dei Lavoratori alla fine dell'Ottocento. Nel 1919, il giovane Adolf Hitler, un uomo dal carattere estremamente persuasivo, entrò a far parte del partito, guadagnandosi fin da subito la reputazione di agitatore di folle. Già nel 1921, decise di prendere il controllo del partito, diventando il suo presidente. Da quel momento, il partito divenne l'arma principale di Hitler nella sua ascesa politica.  
Le motivazioni di Hitler erano chiare: aspirava a una Germania gloriosa e potente, libera dalle influenze di categorie sociali come i liberali, i democratici e gli ebrei.

I punti cardinali del partito nazista erano i seguenti:

  1. Denuncia del Trattato di Versailles, considerato ingiusto e umiliante per la Germania.

  2. La visione di una nuova grande Germania, che avrebbe dovuto recuperare la sua gloria e potenza passata.

  3. La discriminazione degli ebrei, visti come un ostacolo alla purezza e al progresso della nazione.

  4. La fine del parlamentarismo, accusato di essere corrotto e inefficace.

  5. La superiorità della razza ariana, considerata la razza dominante e destinata a prevalere.

Uno dei primi atti di Hitler come presidente del partito fu un tentativo di colpo di stato contro la Repubblica di Weimar, istituita dopo la sconfitta della Germania nella Prima Guerra Mondiale e la conseguente caduta dell'Impero tedesco. L'attacco, noto come il "Putsch di Monaco", avvenne tra l'8 e il 9 novembre del 1923, ma fallì e Hitler fu arrestato e condannato a cinque anni di carcere. Nel frattempo, il partito, ormai identificato con il nome di "Partito Nazista", venne dichiarato illegale. Hitler trascorse solo un anno in prigione, durante il quale cominciò a scrivere Mein Kampf, il manifesto che riassumeva i principi e i valori nazisti.

Nel 1924, dopo essere uscito di prigione, Hitler riuscì a ricostruire il Partito Nazista e a riprendere la sua battaglia contro la Repubblica di Weimar. Questa volta adottò una strategia più discreta, puntando a una distruzione graduale dell'ordine costituito, iniziando dall'interno.  

Con il passare dei mesi, il Partito Nazista cominciò a diventare sempre più organizzato. Hitler fondò due reparti che sarebbero diventati fondamentali per il futuro del regime:  

  • SA (Sturmabteilung): reparto di assalto, comandato da Ernst Röhm  

  • SS (Schutzstaffel): le guardie di protezione del corpo di Hitler

 

Nomina inoltre una serie di persone a lui vicine per ricoprire ruoli chiave all'interno del partito:

  • Joseph Goebbels: responsabile della propaganda e dei mezzi di comunicazione  

  • Rudolf Hess: suo allievo, divenne il modello della gioventù nazista  

  • Hermann Göring: ufficiale dell'aviazione  

  • Gregor Strasser: organizzatore della propaganda del partito tra la classe popolare

Venne individuata anche una sede principale per i discorsi di Hitler, che erano sempre radicalmente razzisti e antirepubblicani, e questi si tenevano principalmente a Norimberga. In questi anni, le parate di propaganda divennero famose in tutta la Germania, e il nazismo iniziò a essere visto con meno sospetto.

​​La scalata al potere

Alla fine degli anni '20, Hitler si sentiva ormai un uomo del popolo, convinto di incarnare il destino della Germania. Criticava aspramente la Repubblica di Weimar, accusandola di aver "accoltellato la Germania alle spalle" durante la Prima Guerra Mondiale. Secondo lui, la sconfitta era stata causata non dal fronte esterno, ma da una rivoluzione interna che aveva minato la solidità del paese.

Il 24 ottobre 1929, il crollo della Borsa di New York ebbe un impatto devastante anche sulla Repubblica di Weimar. Dopo la Prima Guerra Mondiale, infatti, lo stato tedesco si era sostenuto quasi esclusivamente grazie ai prestiti provenienti da New York, utilizzati per evitare l'inflazione. Il crollo delle borse internazionali, quindi, minò gravemente l'economia tedesca e, di conseguenza, contribuì alla crescente diffusione del nazismo, che trovò terreno fertile grazie alla crisi e all'incapacità dei politici al potere di far fronte alla situazione.

Un esempio di questo fallimento fu Heinrich Brüning, un politico democratico che, pur non avendo una maggioranza stabile, dovette ricorrere ai decreti presidenziali per governare, limitando così il ruolo del parlamento nelle decisioni. Brüning adottò una politica di austerità per contenere l'inflazione, cercando anche di ottenere l'abolizione dei debiti di guerra dagli Alleati. Tuttavia, la sua politica non trovò il sostegno né del popolo né del parlamento, che la consideravano debole e inadeguata alla gravità della situazione.

Le politiche di propaganda nazista divennero sempre più imponenti ed efficaci, fino a raggiungere livelli ossessivi. Spesso, queste campagne incitavano scontri sanguinosi nelle piazze, che vedevano il coinvolgimento di comunisti, socialisti e altre forze politiche di opposizione.

Paul von Hindenburg, presidente della Repubblica tedesca, aveva ottenuto il secondo mandato e cacciato Heinrich Brüning, che nel frattempo era diventato cancelliere, a causa di divergenze politiche. Nel giugno del 1932, venne nominato cancelliere Franz von Papen, un politico di estrema destra che cercava l'appoggio del nazismo. Hitler accettò di collaborare con il governo a condizione che venisse ritirato il bando contro i suoi reparti d'assalto e che il Reichstag fosse sciolto anticipatamente. Entrambe le richieste furono accolte.

Nel aprile del 1932, una volta scaduto il mandato presidenziale di Hindenburg, Hitler sfidò il presidente per la massima carica dello Stato, riuscendo a conquistare abbastanza voti da accedere a un secondo turno elettorale, nel quale ottenne il 36,1%. Alle successive elezioni parlamentari ottenne il 37,4% dei voti e 230 seggi in parlamento, rendendo il partito nazista il più forte. Hitler sconfessò l'accordo con Papen per rivendicare la guida del governo, ma Hindenburg non era intenzionato ad accettare la sua proposta, quindi Hitler proclamò una resistenza ad oltranza contro il governo Papen.  

Successivamente, dopo una nuova consultazione elettorale, il nazismo scese a 196 seggi. Il 90% degli elettori si espresse contro il governo, così Hindenburg propose a Hitler di partecipare al gabinetto Papen. La cancelleria era ormai l'unica strada percorribile per Hitler.

Nel dicembre 1932, Hindenburg fu costretto a dimettersi, e Kurt von Schleicher divenne il nuovo presidente, simpatizzante del nazismo. La situazione divenne paradossale: pur essendo il partito nazista il più forte, non possedeva abbastanza seggi in parlamento, costringendo Hitler a giocare sulle alleanze. Ogni proposta di alleanza implicava che Hitler dovesse entrare in un governo presieduto da un altro, ma egli rifiutava sempre. La politica del "tutto o niente" non pagò, visto che il partito non riusciva mai a raggiungere il potere, rischiando persino la frattura interna, poiché molti membri non condividevano le scelte del leader.

Nel gennaio del 1933 si presentò la possibilità di uscire da questo vicolo cieco: il 4 febbraio, avvenne un incontro tra Hitler e Papen, il quale, per vendetta, voleva destituire il governo. Ancora una volta, Hitler premeva per ottenere la carica di cancelliere, ma Papen si oppose fermamente.  

Il governo Schleicher, nel giro di sole quattro settimane, rischiava il fallimento a causa delle mosse strategiche di Papen. L'unico modo per rimettersi in piedi era convincere Hindenburg a sciogliere il Reichstag prima che votasse la sfiducia al governo. In risposta, Papen espose a Hindenburg il suo piano, che prevedeva la destituzione di Schleicher e la designazione di un nuovo cancelliere: Hitler.  

Hindenburg, tuttavia, rifiutò, poiché preferiva che fosse Papen a diventare cancelliere. Nel pomeriggio dello stesso giorno, quindi, incontrò Schleicher, che gli chiese l'autorizzazione a sciogliere il governo e indire nuove elezioni, ma il presidente non lasciava spazio a compromessi.

Il 28 gennaio, Schleicher affrontò la maggioranza parlamentare ostile al suo gabinetto e si vide costretto a dimettersi. Il 29 gennaio, Papen cercò quindi un appoggio parlamentare per il governo di Hitler. Alla fine, riuscì a persuadere Hindenburg ad approvare il nuovo gabinetto, con Hitler alla guida. Così, lunedì 30 gennaio, alle 11:30, Adolf Hitler divenne cancelliere della Germania.

L'inizio del Terrore Nazista

Il 10 maggio 1933, a Berlino, venne appiccato un grande fuoco in cui furono bruciati tutti i libri considerati contrari allo "spirito tedesco". Il gerarca nazista Joseph Goebbels pronunciò un famoso discorso in cui affermava che i roghi rappresentassero un modo per "bruciare gli spiriti maligni del passato", aprendo così la strada alla rinascita della Germania.  

I roghi di libri, nel corso del tempo, si moltiplicarono, e si stima che centinaia di milioni di libri siano stati distrutti. Tra gli autori le cui opere furono bruciate c’erano nomi celebri come Freud, Einstein, Marx, Hemingway, Joyce, e molti altri.  

Il 1° febbraio 1934, Hitler decise di sciogliere il parlamento. Il 17 dello stesso mese, il Reichstag venne dato alle fiamme, probabilmente da mano nazista. I nazisti addossarono la colpa ai comunisti, scatenando una reazione violenta contro di loro e contro gli altri partiti democratici.

Ai primi di marzo del 1933, vennero indette nuove elezioni. Il 44% dei voti andò al Partito Nazista, segnando l'inizio ufficiale del regime di paura.  

Il 23 marzo 1933 venne approvata la legge che conferiva a Hitler i pieni poteri, permettendogli di promulgare leggi senza il bisogno del parlamento, che venne quindi sciolto definitivamente.  

Le libertà, anche quelle più elementari, vennero progressivamente abolite e i roghi di libri continuarono a moltiplicarsi.  

La propaganda e la mobilitazione di massa furono utilizzate per piegare la popolazione al regime nazista, assicurandosi così il pieno controllo e consenso. A marzo venne creato il Ministero della Propaganda e dell'Educazione Ideologica del Popolo, guidato da Joseph Goebbels. La strategia di Hitler consisteva nell'indottrinare le masse e mobilitarle contro i nemici dello stato e del regime.  

Il 30 giugno 1934, noto come la "Notte dei Lunghi Coltelli", passò alla storia come l'occasione in cui vennero eliminati tutti gli avversari e nemici interni al partito nazista. Poche settimane dopo, tutti i partiti politici, ad eccezione del nazismo, vennero messi al bando.

Nel mese di agosto del 1934, con la morte di Hindenburg, Hitler assunse anche la carica di presidente, e il Terzo Reich nacque ufficialmente, segnando l'inizio di un nuovo capitolo nella storia della Germania, dominato dal regime nazista.

La Repressione degli Ebrei

Quando Hitler salì al potere, in Germania vivevano circa mezzo milione di ebrei. Nel settembre del 1935, le leggi di Norimberga formalizzarono l'odio nazista verso gli ebrei, privandoli di numerosi diritti: furono esclusi dal diritto di voto, da qualsiasi impiego pubblico, dall'esercizio di professioni liberali, dal commercio, dalle banche e dall'editoria. Furono proibiti i matrimoni misti e quelli già celebrati vennero dichiarati nulli. L'antisemitismo, che era già diffuso nella società, venne ufficialmente sancito dalla legge.  

La Notte dei Cristalli  

Tra il 9 e il 10 novembre 1938, si verificò la cosiddetta "Notte dei Cristalli" (Kristallnacht), un pogrom organizzato che provocò la morte di centinaia di ebrei e l'arresto di circa 20.000 di loro. Migliaia di case e negozi ebraici furono distrutti e saccheggiati, e oltre 200 sinagoghe furono demolite.


Con l'intensificarsi della persecuzione, i lager, originariamente creati nel 1933 per i dissidenti politici, iniziarono ad essere utilizzati anche per detenere gli ebrei arrestati durante la Notte dei Cristalli. A partire dal 1937, questi campi di concentramento furono gestiti dalle SS, che li trasformarono in veri e propri strumenti di annientamento del nemico, portando a una crescente efficienza nelle pratiche di repressione e violenza sistematica.

Le cause dell'antisemitismo  
Le radici dell'antisemitismo sono molteplici e si sono sviluppate nel corso dei secoli. Tra le principali cause possiamo individuare:

  • Causa religiosa: Gli ebrei sono stati accusati di deicidio, ovvero della morte di Gesù Cristo. Questa accusa è rimasta inalterata fino al Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965), durante il quale la Chiesa cattolica ha riconsiderato e rettificato tale punto di vista. La vita reclusa e difficile degli ebrei veniva interpretata come una sorta di punizione divina per la loro "colpa". Questa visione fu alimentata dalla Chiesa, che vedeva negli ebrei una sorta di "concorrenza religiosa", in quanto cercava di mantenere il predominio spirituale, mentre gli ebrei rappresentavano una sfida a questa autorità.

  • Causa economica: Durante il Medioevo, Papa Innocenzio III vietò ai cristiani di praticare il prestito a interesse. Di conseguenza, gli ebrei, non avendo accesso ad altre professioni, si trovarono a svolgere mestieri impopolari, tra cui il prestito di denaro con interesse. Questo portò a una visione negativa degli ebrei come usurai, alimentando l'odio verso di loro.

  • Causa politica: Gli ebrei erano presenti in numerosi Stati e spesso ricoprivano posizioni economiche influenti. Questo ha dato adito alla convinzione che gli ebrei fossero responsabili dei guai economico-finanziari di molti Paesi. Si diffuse l'idea che essi fossero coinvolti in una sorta di cospirazione internazionale, in grado di manipolare le politiche statali per il proprio interesse.

Hitler e il regime nazista alimentarono e sfruttarono queste teorie, sostenendo che l'odio verso la comunità ebraica fosse giustificato. Secondo Hitler, gli ebrei non appartenevano alla "razza ariana", ma a una razza inferiore, destinata a soccombere di fronte alla supremazia della "razza ariana". Questa visione razzista e pseudoscientifica venne utilizzata come giustificazione per l'intensificazione delle persecuzioni e per la costruzione di un sistema di segregazione e annientamento.

Nel 1942 venne trovata la "soluzione finale alla questione ebraica", che prevedeva l'eliminazione sistematica degli ebrei. Si stima che circa 11 milioni di ebrei furono arrestati e deportati nei campi di concentramento situati principalmente nell'Europa orientale. Gli ebrei venivano trasportati in condizioni disumane e, una volta arrivati, coloro che non erano più in grado di lavorare venivano immediatamente uccisi. L'eliminazione avveniva tramite l'uso di camere a gas, enormi stanze progettate per contenere fino a 2.000 persone, nelle quali veniva rilasciato il gas Zyklon B, un veleno mortale che causava la morte per asfissia.

Aria di conquista

Nel marzo del 1938, l'esercito nazista occupò l'Austria, sotto la giustificazione di voler "soccorrere" il partito nazista austriaco, che, in accordo con Hitler, stava prendendo il potere. Grazie a questa cooperazione, l'Austria venne annessa alla Germania, un'azione che rappresentò il primo passo significativo verso l'espansione territoriale del regime nazista.

Sempre nel 1938, Hitler orientò la sua attenzione sulla Cecoslovacchia, concentrandosi inizialmente sulla regione dei Sudeti, dove viveva una numerosa popolazione tedesca e dove il partito nazista era attivo. Attraverso i mezzi di comunicazione di massa, promosse una propaganda secondo cui i tedeschi in Cecoslovacchia erano maltrattati e perseguitati dal governo cecoslovacco. Per evitare un conflitto armato, Inghilterra e Francia appoggiarono la richiesta di Hitler di annettere questa regione.

Dal 29 al 30 settembre 1938 si tenne la Conferenza di Monaco, in cui i primi ministri di Francia, Inghilterra, Italia e Germania si riunirono per discutere la questione. L'idea, avanzata dal governo britannico, era quella di persuadere Hitler, tramite Mussolini, a rinunciare all'invasione della Cecoslovacchia. Tuttavia, la soluzione che emerse da questo incontro fu quella di cedere la regione dei Sudeti alla Germania, nell'intento di evitare uno scontro armato.

L'Inghilterra, convinta di aver fermato le ambizioni espansionistiche di Hitler, si rese presto conto di essersi sbagliata. Nella primavera del 1939, la situazione in Cecoslovacchia era tutt'altro che risolta. La parte rimasta sotto il controllo cecoslovacco era instabile e priva di alleati, e così, a marzo, Hitler la conquistò senza ostacoli.

Successivamente, l'attenzione di Hitler si concentrò sul corridoio di Danzica, una striscia di terra che separava la Polonia dalla Germania. Il governo inglese fece sapere che, in caso di invasione della Polonia, sarebbe intervenuto a difesa del paese. Dopo aver ricevuto un rifiuto per la sua richiesta di cedere il corridoio, Hitler decise di attaccare, avendo già ottenuto la garanzia che l'Unione Sovietica non si sarebbe opposta, grazie al patto di non aggressione Molotov-Ribbentrop firmato con Stalin.

Il 1º settembre 1939, solo una settimana dopo la firma del patto, le forze tedesche entrarono in Polonia. Il 3 settembre, in risposta, Francia e Inghilterra dichiararono guerra alla Germania, segnando l'inizio della Seconda Guerra Mondiale.

La Seconda Guerra Mondiale

Nonostante la Conferenza di Ginevra del 1932, che vietava il potenziamento delle armate, Hitler aveva costruito un esercito potente ed efficiente. La strategia tedesca, conosciuta come "guerra lampo" (Blitzkrieg), prevedeva un attacco rapido e decisivo. Il piano consisteva nell'iniziare con bombardamenti aerei su obiettivi strategici, come aeroporti, fabbriche e stazioni ferroviarie. Successivamente, i soldati e i carri armati avanzavano velocemente per sfruttare il caos creato dalla prima fase.

La Polonia, infatti, dovette cedere dopo poche settimane di attacchi devastanti. Nazisti e sovietici si spartirono il paese, come previsto dal patto di non aggressione Molotov-Ribbentrop firmato poche settimane prima.

Successivamente, Hitler si diresse verso nord, occupando la Danimarca e la Norvegia nella primavera del 1940. Poi, spostandosi verso ovest, aggirò la linea Maginot francese, passando attraverso l'Olanda e il Belgio. Questa mossa aveva lo scopo di attirare Francia e Inghilterra, facendole concentrare su un "diversivo", mentre altre forze tedesche riuscivano a superare la linea difensiva principale. Nel corso dell'estate del 1940, il nuovo obiettivo di Hitler divenne Parigi.

L'ingresso dell'Italia e le Operazioni Barbarossa

Il 10 giugno 1940, l'Italia si unì alla guerra come alleata della Germania. Pochi giorni dopo, i tedeschi entrarono a Parigi, segnando una grande vittoria. L'obiettivo successivo di Hitler divenne l'Inghilterra, un territorio più ostico rispetto alla Francia. La prima mossa fu un massiccio attacco aereo, ma l'aviazione britannica, molto avanzata, riuscì a contrastare con successo gli assalti.

Nel frattempo, Romania e Giappone si allearono con la Germania, mentre i nazisti conquistarono la Bulgaria, la Jugoslavia e occuparono la Grecia.

Gli inglesi, pur resistendo, erano ormai stremati. Il 14 agosto 1941, il presidente degli Stati Uniti, Roosevelt, e il primo ministro inglese, Churchill, firmarono la Carta Atlantica, che puntava a ottenere la pace mondiale e includeva la necessità di entrare in guerra per difendere gli alleati britannici.

Hitler avviò l'Operazione Barbarossa, il suo piano per la conquista dell'Unione Sovietica, che aveva progettato già nei tempi in cui scrisse il Mein Kampf. L'obiettivo del Führer era conquistare l'Unione Sovietica prima dell'arrivo dell'inverno.

I russi, grazie alle informazioni fornite da una spia giapponese, si erano preparati spostando le loro truppe al confine con la Germania, sapendo che l'Impero giapponese non era intenzionato a attaccarli. Il 22 giugno 1941, i tedeschi iniziarono l'invasione contro Stalin, con oltre tre milioni di soldati, tremila carri armati, tremila aerei e mezzo milione di veicoli motorizzati. Il patto Molotov-Ribbentrop venne così rotto.

L'esercito tedesco avanzò rapidamente verso Mosca e Leningrado (oggi San Pietroburgo), utilizzando ancora la strategia della guerra lampo. Inizialmente, i tedeschi sembravano avere il vantaggio, riuscendo ad avanzare da vari fronti. A settembre del 1941, i nazisti erano pronti ad attaccare Mosca, e Leningrado era già sotto assedio.
 

La fallita Operazione Barbarossa e la Battaglia di Stalingrado

Durante l'inverno tra il 1941 e il 1942, Hitler aveva conquistato gran parte dell'Europa, lasciando intatte solo la Penisola Iberica, la Svezia e la Svizzera. Nonostante questo, l'avanzata tedesca si fermò di fronte alla resistenza delle armate sovietiche, che riuscirono a bloccare l'assalto su Mosca. Così, le forze tedesche si diressero verso sud, puntando al Volga e al Caucaso, regioni strategiche per la loro ricchezza di giacimenti di petrolio. Il controllo di questi territori avrebbe conferito alla Germania un vantaggio decisivo nella guerra.

Un altro obiettivo cruciale era Stalingrado, una città simbolo e strategica nell'Unione Sovietica. La battaglia per il controllo della città fu feroce. Sia Stalin che Hitler ordinarono di non ritirarsi, ma di combattere fino alla morte. La lotta si protrasse per mesi, con entrambe le parti impegnate in un conflitto senza respiro. La vittoria per una delle due avrebbe significato il trionfo definitivo dei rispettivi regimi.

La situazione cambiò quando i carri armati sovietici riuscirono ad accerchiare l'esercito tedesco. I soldati tedeschi furono costretti a arrendersi, e le forze sovietiche avanzarono, sconfiggendo anche le truppe italiane e rumene, che erano state inviate in aiuto dell'armata tedesca. Il 2 febbraio 1943, i tedeschi si arresero ufficialmente, segnando il fallimento definitivo dell'Operazione Barbarossa.

La fine del Terzo Reich e la Liberazione dell'Europa

Nel frattempo, gli Stati Uniti continuarono a bombardare le città tedesche, contribuendo a minare il potere della Germania nazista. Per sconfiggere definitivamente Hitler, gli Alleati e l'Unione Sovietica decisero di allearsi e coordinare i loro sforzi. Roosevelt, Churchill e Stalin si impegnarono a supportare la resistenza partigiana in Jugoslavia, guidata da Tito, che, sebbene riuscisse a sterminare i fascisti italiani, causò anche numerose vittime innocenti, considerate dai partigiani un "ostacolo all'operazione".

Successivamente, fu pianificata l'Operazione Overlord, che prevedeva uno sbarco in Normandia per accerchiare le forze tedesche. Il 6 giugno 1944, conosciuto come il D-Day, gli Alleati sbarcarono nel nord della Francia, segnando l'inizio della liberazione dell'Europa occidentale.

In Italia, dopo l'occupazione della Sicilia da parte delle forze statunitensi, i tedeschi occuparono il resto del territorio italiano nel 1943, dove rimasero per 20 mesi. Tuttavia, il 25 aprile 1945 i partigiani italiani liberarono le principali città, e gli Alleati avanzarono verso nord. Roma fu finalmente liberata il 4 giugno dello stesso anno.

Tra il 1944 e il 1945, le truppe Alleate da ovest e quelle sovietiche da est liberarono i prigionieri dai campi di concentramento e sterminio, nonostante i nazisti cercassero disperatamente di distruggere ogni traccia delle atrocità commesse. Gli Alleati e l'Unione Sovietica decisero di dividere la Germania in quattro zone di occupazione, ognuna sotto il controllo di una nazione: Inghilterra, Francia, Stati Uniti e Unione Sovietica.

I tedeschi erano ormai circondati, e i paesi che avevano conquistato stavano combattendo per liberarsi dal giogo nazista. A Berlino, si combatté l'ultima battaglia. L'Armata Rossa, proveniente dall'est, sfondò le difese tedesche e raggiunse la capitale. Il 2 maggio 1945, i nazisti si arresero. Hitler e altri ufficiali nazisti, piuttosto che arrendersi, scelsero di suicidarsi nel loro bunker a Berlino.

I Processi di Norimberga

Nei mesi successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, ebbero inizio i processi contro i principali responsabili del regime nazista. Il più celebre di questi fu il Processo di Norimberga, che si svolse tra il novembre 1945 e l'ottobre 1946. Si trattava di un tribunale militare internazionale creato appositamente per giudicare i crimini commessi dai leader nazisti.

Nel corso del processo, furono accusati 24 ufficiali nazisti di aver perpetrato guerra di aggressione, cospirazione contro la pace, crimini contro l'umanità e crimini di guerra. Il tribunale fu presieduto da giudici provenienti dalle quattro potenze alleate: Stati Uniti, Unione Sovietica, Inghilterra e Francia. 

Dei 24 imputati, 12 furono condannati a morte per impiccagione, tra cui figure di rilievo come Hermann Göring, Joachim von Ribbentrop e Alfred Rosenberg. Altri vennero condannati a pene detentive, mentre alcuni furono assolti o non processati per motivi vari. Ad esempio, Martin Bormann, uno dei più stretti collaboratori di Hitler, risultò assente e fu condannato in contumacia, pur essendo morto prima dell'inizio del processo.

Il Processo di Norimberga ebbe una grande importanza storica, non solo per le condanne e le responsabilità giuridiche, ma anche per l'istituzione di principi fondamentali in diritto internazionale, come la responsabilità individuale per crimini contro l'umanità, che sarebbe diventata la base di futuri tribunali internazionali.

Questi processi segnarono una pietra miliare nella giustizia internazionale e hanno avuto un impatto duraturo sulle leggi relative ai diritti umani e al diritto penale internazionale.

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