

Herzogenbusch
Campo Nazista
Luogo: Paesi Bassi
Tipologia: prigionia, transito
Apertura: gennaio 1943
Liberazione: 27 ottobre 1944
Numero morti: 749 persone
Visitabile: sì
STORIA
Nei paesi occupati dell’Europa occidentale viene deciso di evitare il più possibile atti aperti di violenza antiebraica; si istituiscono, quindi, appositi campi di internamento o di transito lontani dai centri abitati dove la popolazione ebraica potesse essere raccolta prima di essere trasferita nei campi di concentramento o sterminio della Polonia. Al campo di Herzogenbusch viene assegnata la stessa funzione del campo di internamento e transito di Drancy in Francia, del campo di internamento e transito di Malines in Belgio e del campo di prigionia di Fossoli in Italia. Il campo diventa uno dei terminali degli arresti e dei rastrellamenti di ebrei condotti su tutto il territorio olandese e punto di partenza per le deportazioni.
Dall’apertura alla chiusura, vi sono internate circa 32000 persone: ebrei, politici, combattenti della Resistenza, zingari, Testimoni di Geova, omosessuali, senzatetto, contrabbandieri, criminali comuni ed ostaggi. Circa 750 persone perdono la vita in questo luogo a causa di malattie, fame, maltrattamenti o uccisioni sommarie.
La principale funzione di questo campo è quella di prigionia e transito.
Circa 12000 ebrei passano da qui per andare verso i campi di sterminio di Sobibór e di Auschwitz; solo pochi riescono a sopravvivere. Tra i prigionieri ebrei, ci sono molti bambini: nel giugno 1943, un trasporto di 1269 bambini lascia il campo con destinazione Sobibór, dove vengono uccisi una volta giunti qui.
Il campo, per la maggior parte, viene evacuato prima dell’arrivo degli alleati: entro i primi di settembre 1944, le donne vengono trasferite a Ravensbrück e gli uomini a Sachsenhausen. Il 27 ottobre 1944, quando viene liberato il campo, i soldati trovano circa 600 prigionieri ancora in vita, anche se in pessime condizioni, oltre ad i corpi di circa 500 altri prigionieri uccisi dalle SS la mattina stessa.
Fino al maggio 1945, il campo viene riutilizzato come campo di internamento per profughi tedeschi mentre, fino al 1949, per la detenzione di tedeschi, SS olandesi, persone sospettate di collaborazionismo con i loro figli e criminali di guerra. Inizialmente la struttura è stata affidata ai soldati alleati ma, dopo poco, passa sotto il controllo diretto degli olandesi: durante questa fase, nel 1950, si dice siano stati compiuti maltrattamenti e addirittura alcune esecuzioni sommarie a danno dei reclusi.
Il luogo del campo in cui si procedeva alle esecuzioni capitali è diventato oggi monumento nazionale. Un muro riporta i nomi di coloro che vi persero la vita. Questo monumento ha, purtroppo, subito numerosi atti di vandalismo, in particolare con l’incisione sulla pietra di indelebili segni riproducenti la svastica.
L’ex campo è stato parzialmente demolito alla fine della guerra; il piano terra ospita ora un museo (il National Monument Kamp Vught), una base militare, un punto di raccolta di rifugiati dalle Molucche ed una prigione di massima sicurezza chiamata Nieuw Vossenveld. Oltre ciò, vi è una lapide che ricorda in particolare i 1269 bambini del campo uccisi a Sobibór.
Parti della vecchia struttura sono ancora esistenti: il bunker della tragedia è immutato rispetto agli anni 1940 così come rimane larga parte degli edifici della parte meridionale del campo, ora utilizzata dalle forze militari olandesi. Tali edifici includono le baracche che furono abitate dalle SS.
Una sezione del Museo Storico di Vught è dedicata ad una mostra permanente sulle vicende del campo di concentramento di Herzogenbusch.
DEPORTATI ITALIANI


Non ci sono evidenze documentate di deportati italiani in questo campo.