

Majdanek
Campo Nazista
Luogo: Polonia
Tipologia: prigionia, concentramento, sterminio
Apertura: ottobre 1941
Liberazione: 22 luglio 1944
Numero morti: 78.000 persone
Visitabile: sì
STORIA
Nel 1939, a seguito dell’invasione della Polonia, la maggior parte degli ebrei polacchi viene rastrellata e messa in ghetti di nuova costituzione: uno di questi è il ghetto di Lublino. Al momento della sua fondazione, vi è la presenza di 34000 ebrei ed un numero imprecisato di Rom; alla fine della guerra, sono morti quasi tutti questi ebrei. Circa 30000 di questi vengono deportati a Bełżec; 4000 di questi, invece, prima vengono trasferiti nel piccolo ghetto di Majdan Tatarski e, conseguenzialmente, a pochi chilometri da Lublino, nel campo di Majdanek.
Diversamente da molti altri campi nazisti, quest’ultimo non si trova in un luogo nascosto. Nell’ottobre 1941, viene fondato su ordine di Heinrich Himmler in seguito alla sua visita a Lublino nel luglio dello stesso anno. Inizialmente concepito come campo per prigionieri di guerre, con una gestione affidata alle SS ai comandi di Karl Otto Koch; nel febbraio 1943, viene trasformato in un imponente campo di concentramento. Quest’ultimo presenta 18 torri di guardia, 108 baracche per i prigionieri ed una doppia recinzione di filo spinato elettrificato lungo tutta la sua estensione. Il suo nome, originariamente semplicemente chiamato Lublino, deriva dal ghetto di Majdan Tatarski, nome assegnatogli nel 1941 dai residenti nei dintorni a conoscenza della sua esistenza.
Nell’ottobre 1942, vengono trasferite al campo numerose SS addestrate a Ravensbrück: queste donne sono tristemente note per i loro atteggiamenti sadici e brutali nei confronti dei prigionieri. Al massimo della sua attività, vi sono 25000 prigionieri. All’inizio del 1942, vengono progettati i piani di espansione del campo fino ad una capacità di contenere 25000 prigionieri. Tra l’aprile 1942 ed il luglio del 1944, vengono svolti gli stermini con l’utilizzo di camere a gas e forni crematori per lo smaltimento dei cadaveri.
Gli inconsapevoli condannati a morte destinati a morire con il gas vengono portati in una prima stanza del blocco 41, dove gli vengono rasati i capelli; poi passano ad una sala di vere docce, dove i condannati si tranquillizzano per pochi minuti; a concludersi, attraversano una porta che li conduce direttamente alla camera a gas ed alla loro eliminazione. Questo blocco è collocato dopo l’ingresso e diventa sin da subito una fabbrica di morte.
Majdanek lega il suo nome anche all’operazione Erntefest: nome in codice per indicare la liberazione delle aree occupate della Polonia da ogni singolo ebreo qui presente. Quest’ultima viene eseguita il 3 novembre 1943 presso il campo di Majdanek e nei suoi sottocampi: vengono fucilati 43000 ebrei.
Nel luglio 1944, il campo viene liquidato. Le SS riescono ad incendiare solo il capannone in legno del crematorio, prima dell’arrivo dell’Armata Rossa. Questo, è il primo, tra tutti i campi di concentramento e sterminio, ad essere liberato.
Dal 1944, l’Armata Rossa occupa la Polonia e riapre Majdanek come campo di transito per imprigionarvi i soldati dell’Ak. Diverse squadre disarmano ed arrestano migliaia di membri dell’Armia Krajowa che in tutta la Polonia danno inizio alla lotta clandestina di resistenza al Comunismo.
Le SS lasciano il campo senza riuscire ad eliminare i forni, l’enorme ciminiera e le camere a gas. Il capannone, unica cosa riuscita a distruggere, viene in seguito ricostruito ed oggi il Museo del lager di Majdanek è tra i meglio preservati campi di concentramento dell’Olocausto da visitare.
Furono 227 i prigionieri italiani deportati in questo campo.
DEPORTATI ITALIANI


Non ci sono evidenze documentate di deportati italiani in questo campo.